La Regione non continui a giocare
La storia finita sui giornali dei dipendenti regionali (consiglio) che giocavano a burraco on line negli uffici, sia a L’Aquila che a Pescara, deve avere un esito. Non è bello, nè tollerabile, che le istituzioni e la politica lascino finire nel dimenticatoio anche questa vicenda, che ha particolarmente offeso i cittadini. In un paese civile e corretto, non si crocifigge ma neppure si beatifica nessuno. Si cerca la verità .
La Regione, in particolare quel signore inappuntabile che si chiama Nazario Pagano e fa il presidente del consiglio, ci deve dire: 1) non è vero niente, i giornali hanno inventato tutto; 2) è tutto vero, ecco i nomi; 3) adotteremo le seguenti misure e sanzioni. Al di fuori di queste tre ipotetiche risposte, non c’è altra strada. La Regione, pur farfugliando chi sa cosa, ha subito bloccato gli accessi ai giochi dagli uffici. Dunque, qualcosa ha saputo e accertato. Ma, finita la piccola bufera delle notizie di stampa, scende il silenzio, che in politica e negli ambulacri ombrosi delle istituzioni, è sempre l’opzione preferita. Non dai cittadini, però. Una volta tanto, siamo seri. Per primi ci auguriamo (anche per dignità abruzzese) che sia tutto falso. Ma vorremmo che fosse il consiglio regionale ad attestarlo. Oppure a dirci come sono andate le cose. Ancora una volta, non basta prendersela con i giornali o con qualche raro dirigente che tenta di fare il suo dovere. Rara avis in una collettività in cui la parola dovere è quasi sinonimo di felloneria, delazione, tradimento.
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