Fuoco a Roio, non ̬ finita РPiogge prima previste, poi smentite: lotta ai focolai


L’Aquila – La pioggia sarebbe stata la soluzione sicura. Era prevista, anzi doveva spiovazzare qua e là in tutto l’Abruzzo, ma non è stato così. Anzi, in serata delusione per tutti: non pioverà affatto, il caldo potrebbe perdere uno o due gradi, ma tutto andrà avanti come oggi fino a Ferragosto. Il peggio per tutti, di più per Roio, dove l’incendio di oggi (segnalato alle 13 e 10) ha fatto danni ma soprattutto ha impaurito gli aquilani. Perdere anche la pineta dei pic-nic, della Madonna stravenerata di Roio (la visitò anche papa Giovanni Paolo II), dopo il bosco di San Giuliano sulla collina di fronte (bruciato nel 2007), sarebbe stato un colpo letale. Ci è mancato poco. In serata si tirano le somme, si stimano i danni (ingenti), si insiste sui focolai rimasti (il maggiore presso la Capannina), si tenta di impedire perlustrando il bosco che nella notte il fuoco divampi ancora.
Ma le prossime 24 ore non saranno certo di riposo. E’ stato deciso che la zona dovrà essere sorvegliata, perlustrata, tenuta d’occhio.
Che il fuoco sia stato appiccato in più punti da un piromane a molti pare scontato. Anche se non provatissimo. Gli inneschi? Non si troveranno mai, prchè sono semplicissimi, facilissimi da realizzare (fiammiferi e una cicca accesa…) e bruciano nell’incendio che provocano. Il problema è “pescare” il piromane quasi nel momento in cui agisce, o trovarlo grazie a testimonianze. Pare, stasera, che qualcuno abbia visto qualcosa, si dice che siano in corso delle perquisizioni. Voci, nessuna conferma. C’è un fatto storico che scoraggia tutti: i piromani non sono mai stati trovati. Nemmeno nel terribile incendio del 2007.
La pineta di Roio non ha mai beneficiato di pulizie e manutenzioni, decespugliamenti, realizzazione di spazi antifiamma, percorsi per i mezzi all’interno della boscaglia. E’ selvaggia, sporca, intricata, quindi il fuoco spadroneggia dove vuole, e chi lo appicca può nascondersi in mille modi. I testimoni? Sono quasi sempre vaghi, contraddittori, restii a parlare chiaramente. Insomma, non si cava mai un ragno dal buco: scoppiano gli incendi, scatta l’apparato (massiccio e costoso) per fonteggiarli e domarli, divampa anche lo sdegno, poi si dimentica tutto e si aspettano risarcimenti. Che per l’incendio del 2007 non pare siano mai arrivati. O, se sono arrivati, non sono stati utilizzati: San Giuliano è come all’indomani dei roghi. Le chiacchiere sono sempre le stesse (“Gli incendi? Domandatevi a chi giovano…”).
Forse si dimentica che il fuoco divampa ovunque, nel mondo, e spesso in territorio americano. Nemmeno lì sanno combinare granchè? Ancora una volta L’Aquila desolata e triste si tiene lo schiaffo. Cenere a Est, cenere a Ovest. In mezzo le rovine. Non è un bel quadro d’insieme. Ma comunque bisogna stringere i denti e andare avanti, ad ogni costo. La terza disgraria è ormai arrivata: incendio n.1 nel 2007, terremoto nel 2009, incendio n.2 nel 2012. Abbiamo già dato, abbiamo dato tutto, dicono i fatalisti. E c’è chi, pur senza ammetterlo, comincia a riflettere sui più cupi pessimismi: quelli che, pensandoci bene, sono anche loro una disgrazia. Permanente.


06 Agosto 2012

Categoria : Cronaca
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