E poi dicono che bisogna restare in campagna… Contadini alla fame, commercianti ricchi
L’Aquila – Da anni specie per l’Abruzzo interno si predica, incuranti della retorica e del ridicolo di certe prese di posizione, sostenendo che l’agricoltura deve riprendersi, che occorre recuperare ruoli e vocazioni di alcune aree, che è tempo di dimenticare industrie e cattedrali nel deserto. Invece, è solo tempo di dimenticare chi ha fatto e fa politica per l’agricoltura, a livello nazionale come a livello abruzzese. Per l’agricoltura non è stato fatto niente di utile, forse soltanto ciò che serviva ai politici per accaparrare voti. Lo dimostrano i fatti e le dichiarazioni di oggi di alcuni agricoltori della Marsica.
Queste dichiarazioni potrebbero forse costituire argomento di sproloqui per economisti al soldo della partigianeria, per sindacalisti dalla coscienza sporca, per politici che, comunque, percepiscono decine di migliaia di euro al mese di stipendio, come i consiglieri e gli assessori regionali. Per noi, nude e crude bastano e avanzano e dimostrano che l’agricoltoura viene assassinata di settimana in settimana. Eccole: 10-12 chili di sudate patate del Fucino vengono pagate a chi le lavora 1 euro. Sì, avete capito bene, sui 10 centesimi o anche meno al chilo. Meno ancora carote e altri prodotti ortofrutticoli tipici del Fucino, che è un bacino agricolo dalle enormi potenzialità , nel quale vicono ancora migliaia di famiglie che invece dell’utilitaria griffata, guidano un trattore dalle ruote infangate.
Nessuno riesce a negare, anche facendo ricorso alle chiacchiere più ipocrite, che è difficile trarre un reddito da simili ricavi, pagate le spese e magari anche dei dipendenti, quasi sempre immigrati stranieri che costano meno. O sono in nero.
Andiamo all’altro capo della filiera. Nel più economico degli ipermercati le patate costano pure circa 1 euro: ma al chilo per chi fa la spesa. E riconoscere che la presenza degli iper svolge azione calmieratrice è doveroso, contando pure sulle frequenti offerte speciali sulle quali si può contare più o meno ogni settimana. Chi o cosa c’è tra chi cava le patate dalla terra, dopo aver lavorato duramente, e chi ti porge i sacchetti confezionati sui banchi dei mercati?
C’è una vergognosa filiera di passamano, furbi, affaristi, trasportatori, etichette, manipolatori che finiscono con il moltiplicare per dieci il prezzo, se va bene, e arricchiscono solo loro. Contro questi network maligni, infinite connivenze, distrazioni, mancati controlli, inerzie politiche e sindacali. Nessuno si mette contro i potenti del lucro immeritato. Tanto meno chi potrebbe e dovrebbe emanare norme di verifica, controllo, calmierazione, moderazione, lasciando guadagnare certamente tutti, ma in misura più coerente ed equilibrata. Ecco le colpe di cui parlavamo: per decenni, governi nazionali e governi locali, sindacati, le stesse organizzazioni di categoria, controllori e fisco. Ecco nel 2009 dieci centesimi in mano ad un contadino per un chilo di patate, che sulla tavola costano dieci volte di più e al ristorante trenta volte di più. Ecco patatine di dubbia qualità , che vengono non si sa da dove, cotte non si sa come, in bocca a sciocchi giovani modaioli che non si pongono mai domande.
Non c'è ancora nessun commento.