Quanta Africa quest’anno in Abruzzo
Sarà normale? Siamo alla quarta bolla africana che oggi, domenica, più che picchiare, morde in Abruzzo con ferocia i tanti coraggiosi della gita forsennata, della presenza in spiaggia costrittiva, della passeggiata in bicicletta proprio nell’ora in cui chi ha una certa età (ma anche chi non ce l’ha ancora) dovrebbe starsene all’ombra. L’estate è diventata una specie di griglia, e i nomi esotici inflitti alle bolle di calore non alleviano il disagio. Il peggio uno lo vive quando gli propinano le temperature massime rilevate dagli specialisti, che fanno medie e prendono di qua e di là , per poi emettere il verdetto: 30 gradi. Invece tutti vedono il proprio termometro fisso sui 35 o 37 gradi… Gli scienziati complicano la vita, con i loro metodi puntigliosi, complicati, asettici, mentre la realtà vissuta è ben altra. La verità è che fa un caldo boia, peggio in montagna sui 721 metri dell’Aquila, che al mare, sugli zero metri di Pescara. La verità è che ondate di calore una appresso all’altra, a raffica, come quest’anno, nessuno se le ricorda. Una volta ne arrivava una, al massimo, e si fermava a Roma. Non saliva più a Nord. Il Sahara ci spediva un’ondata di caldo e la cosa si esauriva in un paio di settimane. Adesso il caldo è duraturo, persistente, aggressivo, fa soffrire e molto a lungo. Passerà , certo, perchè tutto passa in questa vita. Saggiamente, ricordiamo “Ha da passà ‘a nuttata” di Eduardo, e tiriamo avanti. I bollori malsani di questi tempi esagerati sono niente di fronte allo spread e alla Merkel che continua a non volerci bene. Quello che stiamo soffrendo potremmo rimpiangerlo in autunno, quando farà (forse) meno caldo, ma la crisi sarà sempre bollente, mordace, impietosa. Facciamoci gli auguri. Speriamo semplicemente e modestamente di farcela, di più non possiamo permettercelo. E forse neppure ce lo meritiamo.
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