Province, la forza dei numeri prevale?
Prima che spunti l’alba delle lotte di campanile che già macchiarono l’Abruzzo all’inizio degli anni Settanta del secolo scorso, e che potrebbero riaccendersi ferocemente (non solo in Abruzzo), la politica fa due cose: rimanda l’accorpamento delle province a ottobre (così pare stasera 24 luglio), come dire a fine anno. La seconda cosa l’ha fatta ieri: qualcuno ha detto a qualcun altro, nelle segrete stanze della politica, che capoluogo sarà la città con più abitanti. In Abruzzo non vi sono dubbi: Pescara. Dunque, per Chieti e – se vi sarà la regione adriatica – anche per Teramo, discorsi chiusi.
Prevarrà la forza dei numeri.
Se dovesse valere anche per altri paesi del mondo un simile principio, gli USA perderebbero la capitale (sette volte meno grande di New York), e lo stesso accadrebbe anche in Australia, dove la piccola Canberra è un borgo rispetto alla grande Sidney. E così via. Anche nello stesso stato di New York, del resto, la capitale è Albany. Ciò vuol dire che non necessariamente la città più grande deve diventare capitale o capoluogo: non è scritto da nessuna parte… Lo scrive, anzi per ora lo dice, il governo Monti. Conoscendo bene i suoi polli, mette le mani avanti e sentenzia: sia scelta la città più popolosa in ognuna delle province accorpate. In fondo, meglio così, almeno qualcuno da qualche parte avrà scritto una regola. Il peggio sarebbe arrivare alle innovazioni senza regole, ma fidandosi delle mani e delle trame dei politicanti locali assetati di consensi e voti, nell’incerto futuro urnaiolo: le politiche del 2013 e, ancora peggio, le regionali, dove dovranno scannarsi come polli da combattimento. I consiglieri saranno 30, non più 45 come oggi. E sarà dura. Per essere eletti, si venderebbero le madri, altro che il capoluogo…
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