ASM su mancate retribuzioni
L’Aquila – Il consiglio di amministrazione dell’ASM scrive: “Siamo venuti a conoscenza, per diffusione a mezzo stampa, delle lamentele di alcuni dipendenti dell’azienda relativamente al mancato pagamento delle retribuzioni da parte dell’ASM. Puntualmente, un sindacato non ha perso occasione di cavalcare dette lamentele, spingendosi fino a sostenere, per bocca di un suo rappresentante, che l’attuale è la peggior gestione dell’azienda da quando Lui è stato assunto (2006) ma anche da prima.
Lungi da noi comparare il nostro operato con quello di altri nostri predecessori, ai quali va ascritto il merito di averci passato la gestione aziendale carica di 53 nuove assunzioni effettuate tutte negli anni 2006/2007, che hanno portato il numero dei dipendenti da circa 120 a circa 180, e lasciato una situazione debitoria a livelli preoccupanti, ci preme solo comunicare, per rispetto della verità , che del ritardo del pagamento della 14^ mensilità l’azienda non ha alcuna colpa, avendo correttamente inviato in banca i prospetti per il pagamento in tempo utile, ma che tutto deriva da un problema tecnico interno alla banca stessa, la quale in data 19 luglio, giovedì, ci aveva rassicurato per il pagamento, poi, a causa di un disguido interno, alla nostra ulteriore sollecitazione, fin da venerdì 20 luglio, nel pomeriggio, ha cominciato a lavorare i mandati di pagamento.
I dipendenti hanno trovato fin da oggi (23 luglio) la disponibilità sul proprio conto corrente anche dello stipendio di luglio, che, sempre per rispetto della verità , avremmo dovuto pagare il 24, come ogni mese.
Lascia il tempo che trova far rilevare che, nella prassi, prima di rivolgersi alla stampa, i dipendenti e le loro rappresentanze sindacali avrebbero dovuto rivolgersi all’azienda, che avrebbe spiegato loro quanto accaduto, e poi, eventualmente non soddisfatti, rivolgersi alla stampa. In questo modo, certamente non si favoriscono i rapporti industriali tra proprietà e forza lavoro.
Riteniamo, quindi, che il tutto sia da considerare al pari di una tempesta in un bicchier d’acqua, giustificato solo da pressioni politiche esterne all’azienda che trovano sponda in una parte dei dipendenti.
Correttezza vuole, tra l’altro, che la stampa dia pari risalto ad entrambe le parti in contenzioso, ascoltando anche le ragioni dell’azienda, prima di esporre la stessa al pubblico dissenso, senza avere nessuna colpa”.
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