Quell’impiegato dalla lingua lunga
L’Aquila – Riceviamo da Silvana Di Benedetto: “Qualcuno dice che noi aquilani i maggiori nemici li abbiamo in casa. Effettivamente dobbiamo dargli ragione, riflettendo su quanto avvenuto giovedì all’ufficio postale nei pressi di Acquasanta, sulla strada Bandiera. Eravamo lì per restituire allo Stato quanto non ci era stato trattenuto sulla pensione dopo il terremoto del 6 aprile 2009. Stiamo pagando a rate, come ci consente la legge, ma questo probabilmente provoca un eccessivo lavoro per un addetto allo sportello. Inspiegabilmente questo “signore” si è sentito nel diritto di dire che noi aquilani siamo come i napoletani, che le tasse avremmo dovuto restituirle in un’unica soluzione e non a rate, ecc. ecc..
Abbiamo protestato per quell’atteggiamento e ci chiediamo come sia possibile che una persona che percepisce uno stipendio per offrire un servizio, si scocci perché qualcuno lo costringa a lavorare. I suoi datori di lavoro gli spediscano lo stipendio a casa senza pretendere che si rechi in ufficio, forse sarà più calmo e più ragionevole. Non sappiamo se riuscirà a compiere salti in avanti anche per quanto riguarda l’educazione. La passerà liscia dopo quanto accaduto? Siamo curiosi di saperlo”.
(Ndr) – Giriamo la sua giustamente risentita segnalazione a Poste Italiane. Si tratta di un ente che non ha mai risposto a nessuno su niente: si limita a inondare le redazioni con i comunicati autopromozionali, la maggior parte dei quali finiscono nei cestini. Non speri molto, quindi, in una risposta.
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