Cava sigillata, operai preoccupati: la Procura tarda, nessun esito del ricorso


Ofena – Gli operai della cava comunale di Ofena sono preoccupati per il loro posto di lavoro. Sono passati una ventina di giorni da quanto la procura dell’Aquila ha posto i sigilli alla cava comunale. Immediatamente è stato presentato il ricorso dai concessionari, i quali si sentono dentro una botte di ferro, in quanto sono state osservate tutte le direttive secondo progetto approvato a suo tempo dalla Regione Abruzzo.
Oggi, gli operai – fa sapere Dino Rossi del COSPA – si sono riuniti presso la cava per coordinarsi in futuro, per manifestazioni più eclatanti, come per esempio: bloccare la ss153 con gli scavatori e con qualsiasi altro mezzo a disposizione.
Una vicenda assurda se si pensa che a far chiudere la cava non è stata la crisi, ma una signora egocentrica che pensa ai solo propri interessi. Se passeranno altri giorni e senza esiti sull’accoglimento del riscorso, la ditta sarà costretta a licenziare gli operai, decine di famiglie sul lastrico, che non sapranno più cosa inventarsi per portare a casa un tozzo di pane ai i figli.
Inoltre, chiedono chiarezza alla Procura, visto che dopo dieci anni l’ex sindaco s’accorge di presunte irregolarità.
“In fatto di irregolarità, l’amministrazione Coletti sovrasta, visto che ha fatto un bando di gare senza presentare un progetto approvato dagli organi competenti e personalizzato”. Sotto campagna elettorale ha sbandierato che la cava avrebbe fruttato al comune di Ofena circa 2000,00, al giorno, che oggi si vedono svanire.


19 Luglio 2012

Categoria : Cronaca
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