Regione, un mare di soldi per i palazzi


L’Aquila – SI PUNTA AL RECUPERO DEL PALAZZO CHE CROLLO’, O QUASI, APPENA RISTRUTTURATO CON SPESE ENORMI E UN’AULA CONSILIARE INUTILIZZABILE – La Regione si accinge, o almeno prova, a spendere nuove camionate di denaro pubblico per i propri palazzi aquilani. Dopo aver speso e spaso denari a fiumi per l’acquisto di una sede (insufficiente) a Pescara. Ora si punta a ristrutturare, a L’Aquila, anche il palazzo ex Gil in via Iacobucci, dietro e dentro il quale, però, si cela una storia assurda, un crescendo di inerzie, ritardi, interventi sbagliati, silenzi, imbarazzi, tutti sempre risolti nell’unico modo che la politica conosce e attua: bocche cucite su tutto e su tutti. Tanto, prima o poi i cittadini inghiottono tutto e dimenticano date, fatti, circostanze, anni sprecati da una politica tanto perniciosa, quanto sfrontata e arrogante. Convinta di poter sempre fare tutto ciò che preferisce o le conviene. Ricostruitiamo questa vicenda che è uno dei capitoli più sconcertanti della sconcertantissima storia della Regione Abruzzo, nata da una rivolta, e con governi finiti in galera per ben due volte.
L’Ufficio di Presidenza ha approvato il progetto preliminare per il consolidamento, restauro e recupero dei due edifici storici di Palazzo dell’Emiciclo danneggiati dal sisma dell’aprile 2009. Gli interventi riguarderanno il palazzo ex Casa del Balilla in via Iacobucci (dove nel 2008 erano stati realizzati la nuova aula consiliare e gli uffici della Presidenza) e il complesso dell’ex convento (con il relativo colonnato e la sala Michetti), edifici di pregio e di grande valore simbolico per la citta’ dell’Aquila, sottoposti a vincolo della Soprintendenza ai Beni Artistici. Quando e se i lavori saranno decisi e finanziati, sarà difficile fare il conto di quanto sarà costato l’emiciclo alla collettività abruzzese.
Non tanto per il palazzo con colonnato, in cui ha sede la vecchia sala delle riunioni, quanto per l’assurda vicenda del vicino palazzo di via Iacobucci. Quell’edificio, che ospitava l’istituto tecnico industriale, fu acquisito dalla Regione e tenuto chiuso e inutilizzato per anni e anni. Poi, intorno al 2003-2004 cominciarono lunghissimi e costosissimi lavori di ristrutturazione sostanziale dell’edificio, in cui fu ricavata un’aula consiliare scomoda, stretta e di difficile utilizzo. Tant’è vero che, dopo una retorica e sontuosa inaugurazione e qualche settimana di utilizzo, i geniali tecnici che l’avevano concepita e realizzata (costi stellari mai resi noti) decisero di chiuderla per qualche tipo di intervento. Il consiglio tornò nella sua vecchia sede, nel palazzo con colonnato, sempre su via Iacobucci. Poi arrivò il terremoto e – in credibile – il palazzo appena restaurato e ristrutturato precipitò nella totale inagibilità: ancora chiuso, ormai da 40 mesi, e adesso altri soldi (si presume davvero tanti…) per rimettere a posto tutto.
La domanda (alla quale nessuno, e tanto meno la Regione Abruzzo, risponderà mai) è semplice: che razza di ristrutturazione subì il palazzo tenuto per anni chiuso, e poi profondamente rimaneggiato per ricavarvi un’aula tanto sontuosa, quanto inutile? Misteri aquilani e abruzzesi. Ma almeno la Regione abbia il pudore di ricostruire onestamente questa vicenda, e di far sapere agli abruzzesi quanto è costata loro. Amara consolazione. Ma meglio degli imbarazzati silenzi del Palazzo, oggi retto da personaggi diversi, che potrebbero agevolmente parlare, se lo volessero, se non altro per fare chiarezza e luce sulla verità.


18 Luglio 2012

Categoria : Cronaca
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