Il porto che non c’è: affondato tra burocrati, politici, rifiuti e marciume vegetale


Pescara – (di Stefano Leone – Foto di Massimo Leone) –
UNA GIORNATA CON IL PESCATORE ALFREDO – “HANNO DISTRUTTO IL PORTO, E’ DIVENTATO UN LETAMAIO” – (Servizio fotografico: immagini del porto, dei rifiuti, della misura dei fondali e del marinaio Alfredo Straccialini) – L’ultima querelle sul dragaggio del porto di Pescara è la risposta di Guerino Testa, Presidente della Provincia ed ex commissario per il porto, a Carlo Costantini, consigliere regionale di opposizione che annovera fra le sue ultime dichiarazioni in proposito, un significativo “…signorine e perditempo” palese riferimento a coloro che si sono occupati fin qui del problema dragaggio. Certo, sotto il profilo della sobrietà, la dichiarazione di Costantini ha poco da insegnare… Piuttosto pare un accostamento alla evidente mascolinità, invece, di chi il mare lo vive da sempre avendone fatto anche una ragione di sostentamento: i pescatori.
Proprio con uno di loro abbiamo passato buona parte della giornata di ieri, parlando ma non solo, del problema porto, dragaggio, vasca di colmata. Alfredo Straccialini oggi ha 45 anni, da quando ne aveva appena 16 iniziò ad andare per mare; oggi lavora su una vongolara. Alfredo non ha i polsini bianchi della camicia che escono dalla manica della giacca, non gira fra le mani la Montblanc mentre siede ad un “tavolo tecnico” dove si discute dragaggio si dragaggio no. Alfredo è autenticamente un pescatore; genuino, vero, diretto nelle espressioni senza però offendere mai nessuno; fiero del suo mare e addolorato per le sue ferite. Anche senza conoscerlo, solo a vederlo, non si potrebbe non affermare che è un pescatore. Fisico possente, atletico e fieramente piantato su gambe abituate a mantenere in equilibrio il corpo che dondola sulla barca; capelli scuri e ricci lasciati pettinare dalla brezza appiccicosa di salsedine del mare, infradito, pantaloncino nero e canotta grigio cenere.
Lo incontriamo al mattino al molo nord del porto dove lui, che va per mare per professione, ha un “cucchie d’ nuc”, (guscio di noce) come lo chiama lui, una barchetta bianca spinta da un motore 25 hp, con a bordo l’essenziale per l’equipaggiamento di sicurezza. Mi dice che lui con quel “cucchie d’ nuc” ci va in mare quando non è sulla vongolara! Incredibile! Vive sul mare e per il mare! E chi, se non gente così potrebbe parlare del porto, dello stato nel quale si trova, dei provvedimenti da prendere e su quelli che sono stati presi o non presi?
“Io ho una mia teoria personale – dice Alfredo – sul perché si è ridotto così il porto di Pescara. Nessuno lo dice ma tira aria di voler arrivare a costruire il nuovo porto; il perché è sottointeso!”. “I pescatori lo hanno sempre detto, fin dai tempi lontani della costruzione della diga foranea; sarebbe stata la rovina del porto, ed eccoci arrivati”.
Alfredo, guardandolo mentre parla, lascia trapelare nello sguardo la sua delusione e la quasi rassegnazione. Gli chiedo se i suoi colleghi la pensino come lui e secco dice: “Quelli che ragionano si, quelli che si fanno infinocchiare dalle chiacchiere ancora credono alla befana della Madonnina”. “E’ una vergogna – attacca ancora Alfredo ormai come un fiume in piena – è una vergogna come hanno ridotto questo porto; con la Val Pescara piena di aziende, un porto operativo ed efficiente avrebbe potuto essere uno dei porti più importanti del bacino adriatico; ancor più di quello di Trieste o di Ancona oppure di Taranto. Invece lo hanno ridotto ad un letamaio. Noi con le vongolare ci salviamo ancora solo perché le barche “pescano” poco, (il pescaggio è riferito alla poppa della barca che è la parte più pesante e, dunque che affonda maggiormente in acqua), ma ci sono barche più grandi tipo la Maria Teresa, che pesca quasi tre metri e mezzo, che sono già due volte che rimane insabbiata e spacca le eliche”. Non riesco più a fermarlo ne a fare domande, Alfredo con calma e meticolosa precisione racconta fatti e episodi, nella sua chiara semplicità del linguaggio rende idea come nessuno.
“Ci sono zone dove vi erano dai 9 ai 13 metri d’acqua; vuoi sapere quanta acqua c’è ora? Neanche un metro! Potrebbe immergersi anche un bambino, toccherebbe”.
“Ormai nel canale per entrare ed uscire ci siamo fatti un percorso ideale come una specia di corridoio esattamente al centro del canale; un po’ in la oppure un po’ in qua l’elica alza la sabbia del fondo”. A questo punto gli occhi di Alfredo si illuminano, mi guardano fisso e mi dice: “Se vuoi, alle tre (del pomeriggio), ti porto fuori dal porto canale con la barchetta e ti faccio vedere quanta acqua c’è”. Il mio sguardo cade sulla barchetta come dice lui, ho un brivido, poi guardo lui fiero e tranquillo e mi convinco. Nel pomeriggio si preannuncia il primo temporale estivo dopo settimane di sole accecante e questo non fa che farmi aumentare il pensiero del rischio uscire sul quel “cucchie d’ nuc” ma, la curiosità di vedere da vicino quanta poca acqua ormai ci sia nel porto mi spinge a dire di si. Aspettando le quindici, faccio un salto nella zona della vasca di colmata per vedere la situazione e, alle 15,00 in punto mi ritrovo di nuovo al molo nord dove Alfredo già mi attende. Ho portato con me anche il fotografo, molto preoccupato della sistemazione logistica, poi finalmente si parte e, immediatamente il primo problema: l’elica del piccolo motore fuoribordo si riempie di alghe al punto che Alfredo deve più volte tirarlo su per proseguire. Il resto lo testimoniano le foto che proponiamo. E, intanto, i pensatori continuano a chiacchierare su come affrontare il problema. E i pescatori proveranno a fare i pensatori!
Un’altra volta parleremo della vasca di colmata.


15 Luglio 2012

Categoria : Cronaca
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