La beffa del turismo dovuto al terremoto


mura-staz-aprile-09L’Aquila – Ciò che nessuno aveva mai saputo fare, attirare turisti in città, l’ha fatto il terremoto. Sarcasmo e ironia amara della sorte. Ancora una volta, oggi, il centro della città è stato scelto come meta di gite ed escursioni turistiche da persone giunte da diverse città italiane e anche dall’estero, come una comitiva di italo-amercani che ha sostato in centro ed ha reso noto di aver assunto iniziative benefiche per le zone colpite dal sisma. Le persone, in abbigliamento tipicamente turistico, si aggirano attorno alla zona rossa e vi entrano lungo corso Federico II, quasi interamente transennato e puntellato, giungendo fino in piazza Duomo. Nel mirino di fotocamere e telecamere, soprattutto la chiesa delle Anime Sante, nota ormai nel mondo per la sua cupola distrutta e oggi coperta da un singolare “ombrello” protettivo che la fa somigliare lontanamente ad una pagoda cinese. La copertura è infatti a cono con cuspide ribassata. I turisti domandano dove si trova il tale o talaltro edificio, poi scoprono di non poter andare oltre e restano guardarsi intorno, e a riprendere lesioni, spaccature, mura ferite e pareti sfondate. Altri girano in auto lungo il percorso percorribile, via Strinella, viale Croce Rossa, e riprendono il panorama della città punteggiato da gru alte e snelle molte delle quali in opera anche di domenica.
Comitive più informate vanno a visitare i cantieri delle new town, che ormai sono vistosi perchè le case in costruzione crescono di giorno in giorno in altezza e si indovinano le linee dei nuovi quartieri, nei quali da metà settembre vivranno migliaia di persone oggi attendate nei campi di accoglienza. Anche le tendopoli sono spesso oggetto di curiosità.
E’ amaro dover constatare che la nuova Pompei, perchè di questo si tratta sia pure in dimensioni e situazioni diverse, attira gente che si accontenta magari solo di lasciarsi ritrarre con delle macerie alle spalle. Tanto per dire “io ci sono stato”. E’ sicuramente l’effetto del G8 e della presenza dei grandi della Terra, soprattutto Obama e la first lady francese Carla Bruni Sarkozy. Alcuni chiedono di potersi addentrare fino al palazzo del governo, la cui immagine frantumata è il simbolo di questo terremoto. Ma per ora non è possibile. Si suppone che la ventilata riapertura di altre strade, almeno fino ai Quattro Cantoni e S.Bernardino, attirerà ancora più gente prima dell’autunno.
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L’Aquila non ha mai avuto un turismo, se si escludono pochi bus alle 99 Cannelle e a Collemaggio. Oggi che non c’è più, almeno nel suo aspetto di città d’arte dallo splendido (ma sconosciuto) tessuto urbano, il turismo è arrivato spontaneo, anche se mordi e fuggi al massimo grado. Uno schiaffo al passato, alle incapacità gestionali ereditate da tutte le amministrazioni, accentuate negli ultimi anni infarciti unicamente di polemiche, rivalità, reciproche aggressioni politiche,sguerre combattute contro il sindaco come tale: verso Cialente come fu verso Tempesta. La città che ha saputo soltanto farsi del male, ferirsi, soffocarsi tra inerzie, incompiute, opere faraoniche inutili e sprecone, governata da combriccole di persone attente solo alle proprie sedie e sggioline, ai gettoni, agli incarichi sostenuti senza capacità. Chi ha tentato di produrre risultati, è stato sempre “segato”. La storia e la natura hanno colpito duramente ed oggi la tragedia diventa grottesca: la città mai turistica, diviene centro di attrazione di visitatori attirati dalle macerie più che dalla città d’arte. Quanti aquilani sapevano che la loro era una delle venti città d’arte d’Italia? Ma soprattutto, quanti politici e amministratori se ne rendevano conto?


23 Agosto 2009

Categoria : Cronaca
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