Vasca di colmata? No, è da scartare


Pescara – (Foto: la sede storica del Provveditorato alle opere pubbliche) – L’utilizzo della vasca di colmata esistente al porto di Pescara, per conferire al suo interno il materiale da dragare nel porto stesso, costerebbe tra i dieci e i venti milioni di euro e richiederebbe dagli otto ai dodici mesi di tempo, a seconda della quantita’ di materiale da rimuovere, che puo’ variare da 125mila a 257mila metri cubi. Lo hanno chiarito gli esperti dell’Ispettorato interregionale alle opere pubbliche che questa mattina hanno incontrato il presidente della Provincia Guerino Testa, il sindaco Luigi Albore Mascia e il direttore ambientale dell’Arta Abruzzo, Giovanni Damiani, oltre ai tecnici di Provincia e Regione. Al centro dell’incontro, come nelle riunioni precedenti, c’era l’esame della possibilita’ di svuotare la vasca di colmata, gia’ usata in precedenti operazioni di dragaggio, impermabilizzarla e poi riempirla con altri materiali da prelevare sui fondali del fiume e nell’area portuale.
Testa e Mascia hanno chiesto di individuare “una soluzione definitiva che consenta di dragare il porto di Pescara a partire da settembre, senza ulteriori rinvii” ma per il Provveditorato quella della vasca di colmata e’ un’ipotesi non ottimale e da scartare mentre andrebbero perseguite altre strade, che sono state comunque indicate nella riunione di oggi e che andranno sottoposte all’attenzione del ministero dell’Ambiente. Si puo’ pensare, queste le indicazioni del Provveditorato, di trasportare in discarica il materiale dragato nel porto di Pescara oppure di riutilizzarlo a seguito di trattamento da effettuare o nel porto di Pescara o in un impianto apposito.
O ancora, si puo’ ipotizzare – hanno detto sempre Testa e Mascia – il trasporto in un’altra vasca di colmata dopo aver controllato sul posto il materiale. L’ altra ipotesi formulata e’ di realizzare a Pescara una nuova vasca di colmata (propedeutica alla separazione del fiume dal porto) – ma e’ stato subito evidenziato che non e’ previsto nel Prp e sarebbe necessaria una variante allo strumento, peraltro non ancora approvato – o si potrebbe realizzare un intervento di riprofilatura del fiume, senza spostare il materiale che si e’ accumulato. “Saranno i ministeri competenti – dicono Testa e Mascia – a dover decidere, a questo punto. Tutte le possibili soluzioni indicate oggi sono attuabili solo nel giro di alcuni mesi e richiedono investimenti consistenti che il Governo stesso dovra’ effettuare. Tutte strade, peraltro, che affrontate in regime di ordinarieta’ non consentiranno mai al porto di Pescara di uscire dall’emergenza. Aspettiamo quindi di essere convocati a Roma dai ministeri dell’Ambiente e dei Trasporti. Chiediamo di sapere a strettissimo giro in che modo il Governo, proprietario dell’infrastruttura, intende salvarla dalla chiusura definitiva”.


11 Luglio 2012

Categoria : Cronaca
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