L’ultima sfida per Chiodi
(di Giuseppe Tagliente) – La lezione viene dalla Storia e trova forse la sua più felice espressione nella famosa affermazione di Mao Tse Tung: “Grande è la confusione sotto il cielo. La situazione è dunque eccellente”. Sulla scorta di questo precetto, secondo cui sono proprio i periodi difficili ed imprevisti quelli forieri di tempi migliori e di assetti politici e sociali di più lungo e stabile respiro, mi permetto dunque rivolgere al presidente Chiodi un altro modestissimo appello per esortarlo ad osare ciò che non è stato mai osato prima e a lanciare, nel momento in cui il caos e la crisi economica purtroppo dilagano, una sfida di modernità a tutto il mondo politico economico e culturale abruzzese: ad osare di portare a compimento la vera, grande riforma di cui l’Abruzzo ha effettivamente bisogno, la madre di tutte le riforme possibili, cioè quella dell’impalcatura di governo del territorio regionale. In altre parole la riforma dell’organizzazione politica ed amministrativa dell’Abruzzo, sulla cui inadeguatezza si è detto e scritto anche troppo, approfittando del dibattito suscitato dalle recenti misure approvate dal Governo Monti in ordine alla riduzione del numero delle province e della creazione delle città metropolitane. Il tema mi è caro e su di esso non ho mai cessato di richiamare la cosiddetta classe politica regionale (sin dai tempi in cui si parlava del Qrr, ovvero del Quadro di Riferimento Regionale), ma adesso i tempi sono forse maturi per questo passo, che va certamente nella direzione da tutti auspicata della rappresentanza effettuale ed organica (delle zone costiere come delle zone interne), dell’efficienza amministrativa e del contenimento delle spese. Chiedere al governo Monti ed al Parlamento, ove la discussione si trasferirà a giorni, di iscrivere Chieti-Pescara nell’elenco delle città metropolitane e ridisegnare di risulta la mappa della governance del territorio (Province, Asl, Tribunali) secondo principi diversi da quelli ottocenteschi tutt’ora imperanti, mi sembra sia l’impegno principale di cui la Regione ed il suo presidente debbano farsi tempestivamente e convintamente carico, anche correndo il rischio di dover confrontarsi a muso duro con campanilismi, scimmiottature di antiche contese da “Secchia rapita”, che sono state sin qui la zavorra che ha impedito il salto culturale di cui l’Abruzzo ha più che mai bisogno.
Credo che se Chiodi avrà il coraggio di marciare in questa direzione senza alcuna timidezza e senza timori reverenziali, coinvolgendo la maggioranza e la stessa minoranza in Consiglio Regionale, la quale, a meno che non voglia ritagliarsi un ruolo di retroguardia, dovrebbe capirne l’importanza, sia il Governo che il Parlamento non potranno esimersi dal prenderne atto. Se non vorrà o non riuscirà a farlo, avrà perso l’ultima, ma certo la più importante, partita per passare alla storia come un buon presidente.
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