Consiglio comunale in fretta e furia, ma il clima è di scontro e il tempo è poco
L’Aquila – E’ LA PRIMA VERA SEDUTA DELLA NUOVA ASSEMBLEA AQUILANA – E’ stata anticipata a questa mattina alle 8,30 nel salone del consiglio provinciale, via Ulisse Nurzia, la seduta del consiglio comunale inizialmente prevista per domani 12 luglio, seduta annunciata da tempo come aperta, con invito a tutti gli interessati e ai parlamentari. Anche la prima vera seduta del consiglio comunale, che dalle elezioni ad oggi non si è mai riunito.
L’importanza dell’argomento spiega questa “apertura”: si parlerà delle disposizioni per accelerare la ricostruzione nel territorio colpito dal sisma. Presumibimente, sono possibili due cose: nessuno sarà davvero in aula alle 8,30, ma i lavori cominceranno chi sa a che ora, con i soliti enormi ritardi. E le consuete assenze.
La seconda cosa sarà la passerella degli interventi. Infiniti e, se tanto dà tanto, anche profodamente inconcludenti e ispirati solo da beghe politiche e voglia di protagonismo. Così è sempre stato, speriamo che oggi, data l’importanza della seduta, le cose vadano diversamente. Ci vuole però tanta fiducia…
Perchè l’affannosa anticipazione del consiglio? C’è chi, come De Matteis, ci vede retroscena politici e coglie l’occasione (come avete letto ieri su questo giornale) per andare giù duro contro il sindaco e la sua amministrazione. C’è chi, invece, porta motivazioni molto più semplici: “L’anticipazione si è resa necessaria – spiega il sito del Comune – onde consentire l’inserimento di eventuali emendamenti al testo del decreto, già approvato dal Consiglio dei Ministri, che approderà giovedì all’esame delle Camere”.
Tanta fretta non lascia sperare niente di utile per la ricostruzione. Poco tempo per portare proposte di emendamenti al testo del Governo, all’esame del Paramento giovedì. C’è premura, il provvedimento non riguarda certo solo l’Aquilano, ma contiene misure molto importanti a livello nazionale. Molte liti, in compenso, da queste parti sulla ricostruzione: il fronte dei piccoli comuni ribelli, l’esclusione dei comuni danneggiati ma fuori cratere, i sindacati sui lavoratori comunali, il futuro dei precari, la soppressione di uffici che cambieranno nome ma non funzioni, la voglia matta del comune dell’Aquila di strappare dalle mani di Chiodi (ormai ex commissario) la gestione della ricostruzione. Il caldo feroce. Personaggi ormai stressati e consumati come vecchi pneumatici vicini all’esplosione. Il ritardo enorme della ricostruzione (39 mesi, quelli potranno solo diventare più numerosi…) e il peso sulle coscienze del non fatto o del fatto male, mettono a dura prova tutti. In fondo, alle elezioni manca poco e la ricostruzione delle aree terremotate sarà un cavallo di battaglia ineludibile. Già parecchio sfiancato e sderenato fin da adesso…
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