Province tolte o accorpate, in Abruzzo avremo… Tercara
(di Gianfranco Colacito) – Spending review, revisione della spesa. O della logica? Niente è ancora deciso, politici e partiti affilano le armi, si preparano rivolte e giaculatorie dolorose, ma il tracciato del governo Monti pare punti, comunque, a sforbiciare costi quel che costi. Soprattutto province e tribunali. E sanità, naturalmente.
PROVINCE – Stando alle indicazioni finora accreditate, diciamo, spariranno le province con meno di 350.000 abitanti. In Abruzzo significa Pescara (323.000 abitanti) e Teramo (312.000). Primo mistero: la provincia dell’Aquila, molto più estesa, ha soltanto 310.000 abitanti, in 108 comuni, ma non è nell’elenco degli enti da sopprimere. Probabilmente perché L’Aquila è capoluogo di Regione?
La provincia di Chieti non corre rischi, con i suoi 395.000 abitanti in 104 comuni.
La situazione non è chiara, ma forse più che di azzeramento delle province si dovrà parlare di accorpamento: Teramo e Pescara saranno accorpate? E come si chiamerà questo territorio, forse provincia di Tercara, o di Pesteramo? Quale sarà il capoluogo? Dove avranno sede gli uffici? Ce n’è quanto basta per scatenare guerre fratricide, risse a non finire, rivolte popolari, insurrezioni, sconquassi politico-istituzionali. I presidenti Testa a Catarra non hanno un futuro tranquillo…
TRIBUNALI – I governanti nel loro decreto (firmato dal presidente della Repubblica e spedito quindi in Parlamento) falciano tribunali a più non posso, e tagliano all’impazzata i giudici di pace (riforma sconsiderata, ha detto il giudice di pace abruzzese Nicola Sisti), sopprimono gli uffici giudiziari distaccati. Vale anche per il tribunale amministrativo abruzzese, il TAR, che ha una sede distaccata a Pescara? Ma, soprattutto, vale anche per il tribunale di Avezzano, che come mole di lavoro è il secondo in Abruzzo dopo Pescara? A rigore di logica, dovrebbe essere… tagliato il tribunale dell’Aquila, che è “minore” rispetto ad Avezzano. Assurdo solo pensarlo, visto che nel capoluogo ha sede la corte d’appello abruzzese.
Dunque si parla a vanvera, ancora una volta, nel furore tagliatorio e risparmiatorio di Monti e dei suoi ragionieri di lusso, quando si condannato alla sparizione di tribunali minori. I tribunalini, li ha battezzati oggi Il Sole24Ore. Ma tribunalini tutti non sono…
COMUNI – E per i comuni che facciamo? Lì sì che c’è da tagliare all’impazzata, chiudendo quelli piccoli e piccolissimi, come ce ne sono tanti anche in Abruzzo: comuni con meno di 100 abitanti. Pensiamo a Montelapiano o a Carapelle Calvisio. Nella furia mozzatoria, per ora, non si falciano comuni. Forse se ne parlerà alla prossima mietitura. Ma ancora una volta, non è certo la forza della logica a manifestarsi in questa mattanza annunciata. Di questa scapitozzatura forsennata.
IL RIDICOLO NON HA MAI LIMITE – Tante le situazioni ridicole. Ma, si sa, politici e ragionieri-banchieri non sono dotati di senso dell’umorismo…
Noi sì. Pensiamo a Rimini, 150.000 abitanti, più i 40.000 della contigua Riccione, città dunque parecchio più grande di Pescara, 40 km di urbanizzazione ininterrotta e omogenea, diventata provincia solo pochi anni fa. Ora torna indietro, riperde la provincia e viene restituita a Forlì, che conta meno della metà dei suoi abitanti.
Pensiamo a Fermo e ad altre città, ritagliate a forza province, quando la politica faceva piaceri a tutto andare, respinte indietro oggi da Monti. Quanti soldi è costato tutto ciò? Quanti milioni di euro, facendo i conti nazionali, molti di più certamente rispetto ai 21 che i tagli – dicono – farebbero risparmiare. E perché nel momento in cui le province si formavano a piene mani, l’aspirante (con diverse buone ragioni) Avezzano non è mai stata presa in considerazione?
Debolezza e doppiezza dei politici abruzzesi. L’ambiguità spinta oltre ogni pudore. E compiacenti silenzi mantenuti per non guastare fegati ed equilibri elettorali. Fino allo spuntare non del Sol dell’avvenire, ma del forbicione, del decespugliatore di Monti.
Che Italia è questa? Facile, quella di cui (a ragione) l’Europa si fida poco, e l’Inghilterra spesso (a ragione) ride beffarda.
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