In montagna anche per ritrovare se stessi
L’Aquila – (di Carlo Capannolo) – RICORDIAMO ADELELMO BRANCADORO – (Foto: la targa della via Cieri e due momenti del cammino lungo la via Brancadoro) - Puoi percorrere molti sentieri di montagna e il massiccio del Gran Sasso ne offre una infinita possibilità sia per difficoltà che bellezza, ma l’occasione che si è presentata stamane è stata veramente unica. Con questa riflessione sintetizzo tra me le impressioni ricevute dall’escursione cominciata alla buonora insieme agli amici di sempre.
L’obiettivo era raggiungere la vetta del Monte Prena lungo la via dedicata ad Adelelmo Brancadoro capitano degli alpini, decorato con la medaglia d’argento al valor militare e reduce dalla seconda guerra mondiale.
Lungo il sentiero che dal fondo valle porta al vero e proprio attacco della via, si avverte da subito la bellezza e il fascino di questo itinerario che impone impegno fisico e al tempo stesso alcune considerazioni che solo apparentemente hanno poco a che fare con la montagna.
C’è tra noi la certezza di un valore aggiunto conferito alla via Brancadoro dalla consapevolezza che essa ci accoglie al suo interno, fatto di pinnacoli di roccia e pendii più o meno ripidi, come lo sono le diverse fasi attraverso le quali si snoda il corso della storia. Il pensiero infatti si concentra quasi immediatamente e in modo esclusivo sulla figura di Adelelmo Brancadoro e quella di tanti altri giovani che sacrificarono la loro gioventù, la forza e l’ingegno propri, per rispondere agli impegni ai quali li chiamava la patria durante il secondo conflitto mondiale.
Salire lungo questa via dunque, si trasforma presto in un’occasione di riflessione più profonda sul condensato della storia individuale di un uomo, il cui nome rimarrà perennemente impresso su queste rocce, lungo un itinerario di salita dove a ciascuno è data la possibilità di ricongiungersi idealmente con le precedenti generazioni.
E’ questo dialogo a distanza che permette di attualizzare il passato e renderlo vivo in noi secondo un continuo processo di riconoscimento delle nostre radici esistenziali.
Rifletto ancora una volta sul fatto che l’andare in montagna è di per sé una forma di conoscenza di se stessi e del mondo circostante.
E’ ciò che accade mentre procediamo, incontrando alcuni passaggi più impegnativi, con la convinzione che non si tratta di affrontare, come sempre un dislivello, ma di offrire il proprio pensiero alla figura di Brancadoro che come tanti hanno contribuito a lasciarci un mondo migliore di quello che loro stessi hanno trovato.
Arriviamo finalmente alla base di un camino nel quale ci infiliamo per uscirne dopo circa 25 metri. L’ambiente così severo induce a riflettere per un attimo su quella vita alla quale la via è dedicata: un puro spirito, un’anima ricongiuntasi con l’eterno dopo aver espresso valori tanto nobili.
Il canale nel quale procedevamo poco prima, adesso lascia il posto ad un sentiero più ripido, ma meno articolato, in spazi sempre più aperti dai quali si intravede il percorso che porta in vetta dove arriviamo incontrando altri escursionisti.
Giusto il tempo di concederci un pò di raccoglimento in questo spazio limitato, punto finale di convergenza, dove una croce ci ricorda la sacralità di un luogo così vicino a ciò che è eterno, immutabile e duraturo rispetto alla nostra condizione di uomini. Siamo pronti a ripartire soddisfatti per una salita tanto appagante e decidiamo di mantenerci in cresta per poi scendere lungo la via dedicata al maggiore medico degli alpini, Raffaele Cieri Pugliese decorato con medaglia di bronzo al valore militare e reduce anch’egli della seconda guerra mondiale.
Il pensiero corre verso questa seconda figura il cui nome sarà per sempre unito al Monte Prena che oggi ci appare deposito di una straordinaria eredità spirituale.
Due nomi di altrettante figure militari che hanno onorato la nostra nazione, diventano qui, su queste rocce, due vie di salita, due pieghe che, come profonde rughe, solcano il volto di questa montagna dove trovano un virtuale punto di unione in un abbraccio ideale, lo stesso che ha reso tali uomini capaci di esprimere nella loro vita grandi virtù.
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