Ricostruzione? Tempesta perfetta di carte, regole, scadenze e passaggi politico-burocratici
L’Aquila – (G.Col.) – Ricostruzione, quanto tempo ancora? Con tutta la buona volontà e con ottimismo, nessuno è in grado di dirlo. Ma vi anticipiamo che il quarto anno dal sisma arriverà e non sarà accaduto ancora nulla…
L’opinione pubblica viene bombardata, su input degli amministratori e dei politici che non vendono l’ora di appropriarsi di un ganglio vitale scacciando il commissario Chiodi, da comunicati lunghi, parolai, grondanti anche retorica. L’ultimo riguarda una riunione, tenuta dall’assessore Di Stefano (persona di grandi capacità e buona volontà encomiabile), per arrivare ad un protocollo d’intesa per l’istituzione di una “conferenza di valutazione”. “Obiettivi principali della riunione – ha dichiarato l’assessore Di Stefano – erano quelli di superare le attuali rigidità e illogicità delle numerose norme (Opcm, decreti e circolari commissariali) che, come sin qui emanate, rischiano di rendere incerto e stagnante l’esame dei progetti relativi al centro storico, e di creare un gruppo di lavoro che porti ad un unico e complessivo esame degli stessi. Uno degli ostacoli da superare riguarda l’esame dei progetti dei cosiddetti “aggregati edilizi misti”, quelli cioè che presentano al loro interno sia edifici vincolati, la cui istruttoria è di competenza della Soprintendenza, che edifici non sottoposti a vincolo. Successivamente al tanto atteso rinnovo delle convenzioni di Fintecna, Cineas e Reluis con il commissario per la Ricostruzione, si é appreso infatti che le competenze dei tre consorzi riguarderebbero, ancora e solo, l’esame dei progetti per immobili posti al di fuori dai centri storici e sarebbe previsto (il condizionale é qui d’obbligo in quanto la convenzione non é stata partecipata) esclusivamente un supporto al Comune per quanto riguarda le istruttorie. Anche la Soprintendenza, invece, in relazione a quanto stabilito dall’Ordinanza di presidenza del Consiglio dei Ministri 3917 del 2010, aveva richiesto, con molteplici note al Commissario alla Ricostruzione, l’aiuto dei tre consorzi senza però ottenere risposte”.
Un mare di parole (invece di enunciazioni semplici e sintetiche, con date e scadenze…) che, insieme con tutte le altre notizie circa leggi e regole in arrivo da Roma (Barca e Chiodi), annebbiano i cittadini, già stremati dall’attesa, dalla sfiducia, anche dalla calura, perchè no. Specie coloro che sono relegati nei map, forni crematori in cui si muore di caldo così come si moriva di freddo durante l’inverno. Oppure coloro che nelle case antisismiche cominciano a doversela vedere con guasti, deterioramenti, disservizi. E confusione su chi deve intervenire, come e quando…
Tocca al cronista tentare di orizzontarsi e tirare le somme, perchè la gente sappia come stanno le cose. Ci proviamo per dovere professionale… Un’impresa.
A parte le riunioni e i relativi comunicati che in sostanza non dicono nulla, la situazione è ancora tale da far pensare all’alto mare. All’immenso Atlantico che Colombo e i suoi superstiziosi e ignoranti navalestri solcavano senza sapere quando sarebbero mai arrivati. La stigma di quanto affermiamo sta nei tempi previsti. Per la nuova legge sulla ricostruzione (una serie di emendamenti?) occorre ancora tempo, forse tutto il mese di luglio. Poi ci vorrà l’iter di approvazione, con modifiche, polemiche, interventi di politici che debbono farsi sentire (le elezioni incalzano). Nel frattempo, ci saremo inoltrati nell’estate e persino il governo Monti dovrà, si presume, riposarsi un po’… specie se le cose a livello europeo andranno male. Ma speriamo di no.
Approvata questa legge (sulla quale Cialente e compagni dovranno pure farsi sentire), passeranno altri due mesi (agosto e settembre) per arrivare alla fine del mandato a Chiodi. Da ritenere che forse settembre non basterà, ma fingiamo che basti.
Saremo a ottobre e dovranno essere messi in piedi e rodati i nuovi uffici preposti alla ricostruzione. Sarà una corsa forsennata a infilare là dentro un mare di gente, a spingere per questo o quello. Poi la nuova struttura dovrà cominciare a funzione. E nel frattempo sarà arrivato l’autunno, o forse l’inverno.
Torniamo indietro: entro il mandato, Chiodi dovrà ricevere il piano di ricostruzione dell’Aquila (e di altri centri minori: ne sono pronti una dozzina), che prima di arrivare al commissario, dovrà passare per il consiglio comunale aquilano. Un’autentica frana di assenze, polemiche, scontri, pressioni, urla, berci, esibizionismi, esoterismi, occultismi, eluculbrazioni, guerre di comunicati e dichiarazioni (tranquilli i nostri lettori, glieli riparmieremo tutti o li ridurremmo nelle notizie brevi). Su questo piano L’Aquila dovrà risorgere. Ma, se condividete le varie fasi che vi abbiamo riassunto, è chiaro, chiarissimo che il quarto anno (aprile 2013) arriverà e passerà. E la ricostruzione non ci sarà ancora, almeno nel senso di un intervento corale, esteso, consistente. Per il momento andiamo avanti con … il soffitto di San Bernardino. Mostrato ieri a giornalisti graditi e pochi altri.
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