Abruzzo Engineering, appello ad istituzioni
L’Aquila – I lavoratori di Abruzzo Engineering lanciano un appello alla giunta regionalee al suo presidente, e alla presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, affinche’ “diano chiari segnali” per “una definitiva soluzione” della vertenza che li riguarda, non essendo piu’ disponibili ad essere “vittime sacrificali di giochi politici e altro”. In una lettera aperta agli organi di stampa i lavoratori chiedono di sapere “perche’ una societa’ partecipata dalla Regione e dalla Provincia dell’Aquila ha i dipendenti in cassa integrazione” dopo 12 anni di impiego nel campo della protezione civile. Il personale fa notare di aver fatto i rilievi di vulnerabilita’ sismica in tutto l’Abruzzo ma di non essere stato coinvolto nelle attivita’ post-sisma (e neppure in quelle che hanno preceduto il terremoto del 6 aprile). Sul fronte dei pagamenti gli addetti denunciano che “non risultano pagate ne’ l’indennita’ di compensazione sull’assegno di cassa integrazione in deroga ne’ lo stipendio del mese di luglio”. Altre contestazioni riguardano il fatto che la cassa integrazione e’ stata firmata con una prospettiva di turnazione, ma e’ “avvenuta in maniera impropria” e un attacco viene rivolto anche alle “figure dirigenziali e ai loro onerosi staff che, anziche’ preoccuparsi della mission aziendale, hanno assunto personale pseudo qualificato fino a raggiungere quasi il doppio dei dipendenti, portando la societa’ al tracollo economico finanziario”. Il risultato, dicono i lavoratori, e’ che “oggi l’azienda si ritrova senza alcuna attivita’ e fuori dai contesti della Protezione Civile e dell’Ambiente”. I lavoratori vorrebbero sapere perche’, stando le cosi’ le cose, la Regione e la Provincia dell’Aquila non hanno chiesto “le dimissioni dello staff dirigenziale o il rinnovo coercitivo dei vertici aziendali”. Il timore per il futuro e’ che il progetto di banda larga di cui si parla sia solo “fumo negli occhi dei lavoratori, un’operazione piu’ di facciata che di altro”. La questione, concludono, va affrontata seriamente dalle istituzioni, affinche’ vengano date “garanzie occupazionali” al personale.
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