Non di sola Finanza…
L’Aquila – di Carlo Capannolo -
Ciò che sta accadendo in questi ultimi mesi nell’ambito dell’Unione Europea, forse è lo specchio della distanza che ci separa dalla considerazione che un tempo avevamo per le differenti culture messe in campo dalla storia in Europa. La Grecia è sotto attacco speculativo e sull’orlo del default economico e tenta di darsi un governo capace di convincere l’Europa che val la pena di salvarla. La cruda prevalenza della logica finanziaria si ribadisce perno della costituzione di un patto tra popoli, in realtà , da sempre diversi per culture e dunque prospettive di sviluppo. La terra che è stata culla della civiltà occidentale e che porta ancora evidenti i segni della sua passata grandezza, non gode di alcuna considerazione supplementare a quella imposta dalle regole dei mercati finanziari e tutto si giudica con il metro dell’efficienza contabile. Forse anche questa è la conseguenza della deroga che le civiltà del mediterraneo hanno fatto alla propria storia, nell’illusione che ciò che poteva valere per i popoli del Nord potesse essere direttamente applicato anche a se stesse. La forte idealità della Grecia moderna erede della più antica tradizione filosofica nel mondo, soccombe di fronte all’incipiente materialismo, costretta a sacrificarsi, per far posto a severi criteri di allineamento di bilancio imposti in primis dalla Germania. Prevalenza dell’avere sull’essere? Probabilmente la crisi economica europea alla quale assistiamo ne è l’ennesima riprova, forse addirittura la sintesi perfetta. Risulta comunque evidente come essa dimostri tutta la inconsistenza di una Unione Europea ragioneristica che non ha mai trovato nelle differenze culturali e nelle varietà antropologiche, davvero ricche al suo interno, la vera forza con la quale affermarsi come vero aggregato di popoli. E così l’obiettivo mancato a livello culturale, adesso si ripropone come tale anche a livello economico, al punto che è lecito parlare di default greco, ma è realistico pensare a quello dell’intera Europa. Disattenti dunque sul fronte dei veri valori tradizionali che ciascuna nazione avrebbe potuto esprimere all’interno dell’Unione Europea, tutti gli stati membri sono allo sbando anche su quello economico finanziario, con il risultato di una virtuale primazia della Germania che, solo momentaneamente, scampa il pericolo di un’immediata crisi ispirandosi a criteri di revisione dello stesso principio di sovranità degli altri stati europei.
Si ripropone una evidente dicotomia tra Nord e Sud del mondo che stavolta ha superato i confine nazionali e riguarda aree più vaste dell’assetto geopolitico dell’Europa. A conferma di ciò basti pensare che se la Grecia è il primo paese sul baratro, non stanno certo meglio la Spagna, l’Italia e il Portogallo che gli analisti finanziari individuano come i successivi stati possibili vittime di un contagio economico finanziario che potrebbe scatenarsi, quasi fosse una sorta di fissazione nucleare. In questo contesto dove la verità è solamente quella dei numeri che impietosamente consentono di disegnare grafici da brivido per le economie europee, mi rendo conto che è urgente adottare provvedimenti che agiscano realisticamente sull’assetto dei bilanci. Pur tuttavia abbiamo ancora margini di tempo sufficienti per iniziare un percorso virtuoso che ponga di nuovo al centro della possibile ripresa europea, la centralità delle idee e dei princìpi ispiratori di tutta la cultura occidentale. Abbiamo il dovere di fare quadrato attorno allo stato greco del quale è urgente salvare le sovrastrutture economiche, senza tuttavia dimenticare le sue fondamenta culturali trascurando le quali smarriremmo noi stessi. Qui non si tratta di adottare un banale atteggiamento pietistico nei confronti di un paese dell’UE in evidentissima difficoltà economica, quanto piuttosto di convincersi che vale la pena stare al fianco della Grecia che storicamente ha posto le basi costitutive della identità stessa dei popoli della civiltà mediterranea. Se riuscissimo a far correre parallelamente gli aiuti economici con una rivisitazione delle priorità da mettere in campo per l’immediato e futuro sviluppo, forse avremmo più possibilità di un successo duraturo che ci metta anche al riparo dai rischi impliciti di un mancato riconoscimento delle nostre radici culturali.
Carlo Capannolo
Non c'è ancora nessun commento.