Sparito da 12 anni il dossier Barberi
L’Aquila – (Immagine: l’incredibile mappa sismica dell’Italia, in cui Emilia e Romagna sono zone sicure…) - Anno 2009, terremoto, L’Aquila strappata via, rispunta il dossier Barberi. In senso giornalistico, s’intende. Qualcuno si ricorda che esiste e lo rispolvera. Passano tre anni, il dossier rimane dove si trova (sepolto in qualche cassetto), e si va avanti nella beata incoscienza, la stessa che politici, amministratori e istituzioni hanno condiviso da sempre. Cos’è il dossier Barberi? Ricordiamolo agli immemori, che spesso sono tali, ma non per colpa loro: c’è chi si adopera perchè siano all’oscuro delle cose, oltre che immemori…
L’ex capo della Protezione Civile, Franco Barberi dodici anni fa aveva, nel suo studio, censito la «vulnerabilità degli edifici pubblici strategici e speciali» in zone a rischio. O ad altissimo rischio come L’Aquila e come la storia sismica afferma e grida. Ma chi conosce la storia? A molti fa comodo non conoscerla, e che la gente non la conosca.
Quella di Barberi era una raccolta di informazioni enciclopedica: 42.106 schede su altrettanti edifici. Si parlava, nel dossier, moltissimo dell’Abruzzo. Ma in Italia ha sempre brillato l’assenza di una seria politica di prevenzione. Impossibile non pensare che a qualcuno faccia comodo, e ha sempre fatto comodo, restare in queste condizioni.
Barberi ammoniva perchè il patrimonio di dati costituisse linea di indirizzo per garantire, o tentare di farlo, la sicurezza del territorio interessato dal rischio sismico. La Regione Abruzzo prese atto del documento e lavorò per elencare i palazzi a rischio, a partire da quello della Prefettura, di Palazzo Quinzi, sede del liceo classico cittadino restaurtato ma non reso sicuro poco prima del 2009, del Comune, del Tribunale, della scuola De Amicis. Un lavoro terminato nel 2007. Il dossier sostemeva che diversi palazzi in muratura dell’antico centro storico erano a rischio: dieci addirittura a «rischio alto» o «medio alto». 171 scuole erano di alta vunerabilità . Che poi sia finito in pezzi, per esempio, anche l’ospedale che praticamente non era neppure del tutto completato, o il palazzo di giustizia, sicuramente non completato in decenni, era forse tecnicamente desumibile.
Il dossier Barberi è di fatto scomparso, e nessuno ha subito, o sta subendo, processi o procedimenti in relazione a quel documento, che ancora oggi potrebbe essere utile.
Il dossier è scomparso, esattamente come scomparvero i rilievi di due geologi che scoprirono in zona Collemaggio la straordinaria tendenza del sottoscuolo aquilano ad accelerare le onde sismiche. Esattamente come ci fu di fatto impedito, a forza di rifiuti e dinieghi da tutte le parti, di approfindire giornalisticamente la vicenda e altri argomenti, come il rischio della faglia di Pettino. Il collega che lavorava sullo stesso argomento con noi non c’è più. C’è, invece, la storia, ancora una volta tragica maestra: quella del terzo terremoto distruttivo della storia aquilana, 6 aprile 2009.
Non c'è ancora nessun commento.