Strafalcioni in tv, spegniamo lo schermo
Studentello universitario, l’aspirante giornalista si presentò al “mago” dell’informazione aquilana, il mitico “capo” del Messaggero di allora, Remo Celaia, all’inizio degli anni Sessanta. Celaia chiese al giovincello: “Sai scrivere?”. “Al liceo avevo 7 in italiano, spesso anche 7 in latino…”. “Sul giornale non servono temi” rispose asciutto Celaia. E mandò allo sbaraglio il giovane.
Andò bene, però una volta in un articolo Celaia scoprì un errore di ortografia. Di distrazione, ma non è una giustificazione. Cazziata che non vi dico, e una semplice, lapidaria osservazione: “I giornali bisogna leggerli, ma soprattutto scriverli, e chi lo fa per mestiere, deve saper scrivere. Un cuoco sa fare gli spaghetti o no? Se non li sa fare, cambi mestiere”.
La storia ci torna in mente ogni volta che leggiamo (sempre più spesso) madornali errori di sintassi, grammatica e ortografia sui giornali, e sentiamo strafalcioni da paura in bocca a gente di televisione, evidentemente raccomandata e blindata. Sta capitando nelle cronache sportive dalle partite di calcio: un florilegio di ignoranze intrecciate da lasciare senza fiato. Ma, che risulti, nessuno ha perso il posto o è stato mandato a spolverare gli scaffali dei dischetti.
Celaia al secondo errore di ortografia ci avrebbe spediti a casa. E avrebbe fatto bene. Nemmeno a pensare una cosa simile, oggi. Al Messaggero a quei tempi si prendevano 10.000 lire (al mese), lavorando fino a notte; oggi questi peracottari della tv percepiscono stipendi e rimborsi d’oro. Ma i fessi siamo noi, se non spegniamo la tv per protesta…
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