Primarie? Allora facciamole davvero
L’Aquila – IL TEMPO CHE RESTA PRIMA DEL VOTO DEL 2013 CONSENTE DI PREPARARE QUELLE VERE – Si vota nella primavera del 2013 per le regionali e per le politiche. C’è chi fin da ora pensa ad un possibile rinvio delle regionali al 2014, ma veri motivi per assumere questa decisione non ce ne sono, o almeno nessuno ne tira fuori, se non parlando di necessità di risparmiare soldi. Le elezioni costano milioni di euro, e quindi quella del necessario risparmio è una motivazione ossessiva. Rinvio o non rinvio, il problema invece è diverso. Da più parti politiche si afferma che bisognerà ricorrere alle primarie. Il dibattito è particolarmente sentito nel PD, ma anche dall’altra parte nessuno è indifferente all’argomento.
Il tempo che rimane prima il voto, se ci sarà nel 2013, è poco, tenendo conto che comunque l’estate porta pause e rallentamenti.
Primarie, dunque, come spunto per dibattiti, proposte, polemiche (e quando mai…), confronti. Da nessuno sentiamo affermare che, superando il metodo già sbandierato come una conquista alle comunali aquilane (già dal 2007), bisogna decidere di preparare delle consultazioni vere, concrete, e non le finzioni sdrucite e malferme adoperate fino ad oggi.
Per dirla tutta, occorrono delle regole e una preparazione, occorre studiare come farle davvero, queste primarie, magari trasformandole in leggi: se l’Abruzzo lo facesse, sarebbe una regione all’avanguardia. Lo farà , ne ha davvero voglia?
Scegliendo lo scetticismo che tanti cittadini nutrono (e lo hanno dimostrato con l’astensione all’ultimo voto), si è portati a pensare che con ipocrisia e convinti dell’ignoranza della gente in fatto di regole democratiche, i politici pensino alla solita messa in scena che consiste in scelte tutte loro, nel chiuso dei partiti. Qualche nome offerto in pasto, qualche migliaio di voti quasi estorti ai fedelissimi e ai tesserati, e vai così: gente, sii lieta, ti abbiamo persino lasciato votare i candidati…
Sì, ma quelli partoriti dalla politica, e cioè dalla struttura tradizionale del potere che si finge aperto, ma resta chiuso, spesso protervo e sostanzialmente decisionista e dominante. In ogni caso, polveroso e ormai obsoleto come una diligenza rispetto ad un autobus dell’Arpa.
Le primarie, se la politica le vorrà , dovranno essere costruite su un’ampia consultazione popolare. Tende, luoghi di riunione, in cui i cittadini – a prescindere dal credo politico e dalla tessera – si rechino a scrivere loro, con le loro idee, i nomi dei candidati che desiderano, e non solo a crociare quelli che il potere ha loro ammannito. Che scelta mi rimane, se nelle primarie che conosciamo mi offrono tre o quattro nomi, o due soltanto? Qual è il mio tasso di libero arbitrio, la mia capacità di innovazione, di reale cambiamento?
Potrebbe, e speriamo che lo sia, essere questo l’argomento dei dibattiti, delle aperture dei partiti alla gente comune, fin da subito, per arrivare a mettere in piedi un metodo valido e realmente innovativo. Certo, i detentori del potere decisionale storico, perpetuo, immarcescibile, si sentiranno rodere. Ma spieghino ai cittadini perchè, fin da ora, i candidati al Parlamento per una città o per un territorio, hanno un nome e un volo, al massimo un paio. Hanno già cucinato, o lo stanno facendo, e si preparano a servire la solita minestra di cui non abbiamo neppure potuto scegliere il tipo di pasta: maccheroni spezzati, “cannarozzetti” all’aquilana, o cos’altro?
Se è così e così deve restare la menata, non parliamone più, tirate nuovamente fuori i nomi che volete o che dovete “sistemare”, cari partiti, e beccatevi una certezza: a votare andranno ancora meno numerosi di quanto siano stati nello scorso aprile, quando chi è stato eletto ha cantato vittoria, ha parlato e sparlato di consenso del popolo, nascondendo che si trattava, invece, di un miniconsenso di un minipopolo. I nomi noti e arcinoti potrebbero essere scritti dai cittadini, perchè no? Dipende dalla quantità di stima che hanno in tali nomi. Perchè si ha tanta paura di una tempesta perfetta che sbatta via tutto e tutti? Se temo che il vento porti via il tetto della mia capanna, so che il tetto è debole e fragile: in tal caso, non potrà neppure proteggermi dalla pioggerellina di primavera.
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