Sgarbi: “Puntellare, come a L’Aquila…” ma Collemaggio sta crollando


L’Aquila – (di Gianfranco Colacito) – Vittorio Sgarbi pensa che nei deliziosi paesi dell’Emilia e delle altre zone vicine devastate dal sisma, sia necessario puntellare gli edifici “come è stato fatto a L’Aquila”. Lo ha detto in tv a Linea Notte, in un intervento lucido, intelligente, intriso di cultura autentica e senza orpelli e leziosità. Scorrevano immagini che toccavano il cuore a chiunque, ma molto di più agli aquilani: bellissimi centri con porticati, palazzi, chiese, campanili, castelli, fontane, deserti e transennati, tra monconi di case, silenzi (sappiamo cosa significano…), finestre vuote, case già oggetto di incursioni di sciacalli e ladri. Una clonazione di ciò che abbiamo vissuto, quindi commossa partecipazione.
Non sappiamo, però, se Sgarbi abbia del tutto ragione, e ci piacerebbe che quanto scriviamo fosse oggetto, per lui, di una riflessione. Straziante il filmato di un campanile emiliano in mattoni e pietra, distrutto con l’esplosivo, perché cadendo non provochi altri danni. Fretta davvero sconcertante, o decisioni improvvide?
Vorremmo che la terra emiliana, preziosa e coraggiosa, non subisse ciò che sta capitando a quella aquilana.
Sgarbi va informato, per esempio, del fatto che la basilica di Collemaggio (a lui ben nota, come altre emergenze aquilane) sta crollando. Lo ha rivelato un documentato servizio de Il Messaggero, che, naturalmente, è stato accolto dal silenzio totale. Molti altri edifici puntellati sono nuovamente a rischio crollo, perché in tre lunghi anni hanno continuato a deteriorarsi, tra gelo, neve, vento, pioggia, rifiuti, insetti, erbaccia. I puntellamenti (almeno quelli in legno, ma anche le fribre) infatti a loro volta, si deteriorano, e avrebbero bisogno di una manutenzione che prima di tutto non esiste e non è prevista, e in secondo luogo costa molto. Sull’argomento le istituzioni tacciono, i sapienti e i saccenti eludono il problema, e sono in corso inchieste su presunte ruberie commesse proprio nell’opera di puntellamento. Persino le coperture in plastica su taluni edifici, specie chiese, sono sfondate, portate via dal vento, inservibili perché non fatte per durare anni.
Invece la ricostruzione è durata – a livello zero – più di tre anni, e altri ne durerà.
Per Collemaggio, e facciamo solo l’esempio più eclatante, con c’è un euro. A nessun livello si sa chi ricostruirà, con quali risorse, e soprattutto quando. Per altre chiese (S.Maria Paganica) c’è chi comincia a chiedersi: vale la pena e la spesa ricostruire una struttura così drammaticamente ferita e di fatto scomparsa? I denari occorrenti, forse, potrebbero trovare più utile impiego per l’economia, le attività produttive, i precari, i disoccupati, gli inoccupati, chi ha perso persino la speranza di poter ricominciare. Ricordate il Friuli? Prima il lavoro, poi le case, poi le chiese.
L’Aquila, questo pochi lo sanno e pochissimi lo scrivono, pare conti oggi circa 62.000 residenti, invece dei 72.000 censiti prima del 2009. Altro che “L’Aquila conterà 85.000 abitanti”, quella frase imprudente e penosamente enfatica, attribuita al sindaco Cialente.
Al prof. Sgarbi, che si batte per il recupero di ogni aspetto della cultura e la civiltà urbana e suburbana, anche quella campagnola e contadina, vorremmo chiedere un’opinione. E’ troppo sincero, bravo e pragmatico per coltivare illusioni e suggerire scelte che, nei fatti, almeno a L’Aquila, hanno funzionato all’inizio, ma stanno sgretolandosi dopo tre anni gettati via.
Un solo augurio: gli emiliani non ci imitino, il Governo attuale non imiti il precedente, burocrati, politicanti, spendaccioni, affaristi, disonesti e chiacchieroni siano tolti di mezzo con le ruspe. Magari prima di abbattere dei campanili recuperabili…


16 Giugno 2012

Categoria : Cronaca
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