Addio Luciano Fabiani: intelligenza, cultura, politica, difesa della città e oratoria


L’Aquila – (Foto: una recente inaugurazione al TSA, Luciano Fabiani assente. Memoria corta della politica di oggi… Sotto, Luciano Fabiani) – CAMERA ARDENTE IN COMUNE E FUNERALI DOMANI ALLE ANIME SANTE – Qualche anno fa chiedemmo a Luciano Fabiani, incontrato per caso e già reduce da una malattia, di tornare a tenere la sua rubrica in televisione: dieci minuti di commento sulla vita aquilana, sulla politica locale e regionale, sui fatti italiani. Sorrise e disse con melanconia: “No, grazie, non mi pare il caso… Ci siamo divertiti abbastanza”.
Era invecchiato, stanco, ma non aveva perso la verve e la voglia di parlare. Disse la sua, chiacchierammo del più e del meno, ricordando i tempi di tanti anni prima, quando chi scrive lavorava come addetto stampa del neonato Teatro Stabile, prima nell’edificio del teatro comunale, e poi nella sede di corso Federico II. Parlammo anche del rugby, sport al quale Fabiani aveva dato amore, collaborazione, passione da tifoso incallito.
Fu, per noi, l’ultimo incontro. Luciano Fabiani se n’è andato, lasciando un vuoto culturale, di intelligenza, di acume, di buona oratoria, di autentico amore per il teatro e la politica, che aveva avuto tanto spazio nella sua vita fin dagli anni giovanili.
Fabiani, ex consigliere regionale, ex esponente di primo piano della DC, bancario, uomo di teatro, colto, affabulatore, camminatore sulle montagne attorno alla città, appassionato di auto veloci, ha lasciato un’eredità di assoluto rilievo nella storia aquilana: il Teatro Stabile, che fondò con Errico Centofanti e Peppino Giampaola. Anni Sessanta, pochi soldi e molte idee, una gran voglia di strappare L’Aquila al provincialismo e alla cultura gretta e piena di paraocchi che dominava quegli anni.
Un TSA tutto aquilano, dalla grande storia, dal quale presero il volo attori come Proietti, la Melato, Giannini e altri, e il regista Calenda, e tanti altri. In consiglio regionale gli interventi di Fabiani erano da manuale e calamitavano l’aula. La sua voce attorile un po’ nasale snocciolava stile, arguzia, capacità oratorie da teatro, e contenuti: cosa sempre più rara in un ambiente politico. Oggi pressochè inesistente. La città lo amava, lo stimava, lo condannava perchè era un politico, lo avversava all’occorrenza, ma tutti sapevano chi era Fabiani e quanto valeva. Nei cosiddetti “moti per il capoluogo”, fu bruciata la sua casa, con tante altre sedi e luoghi simbolo. La sua amarezza era di poche parole. Ma chi lo conosceva seppe che era stato ferito al cuore, perchè gli avevano incenerito migliaia di libri. Una furia iconoclasta da regime tirannico, fuoco sul sapere. Fuoco su ciò che Fabiani amava. Oggi la politica è un’altra cosa: risse, liti e nient’altro. Errori, demolizioni di valori e saperi. E disperato annaspare in una crisi che non è solo economica. Luciano appartiene ad un altro mondo. Chi lo ha conosciuto, anche nelle sue asprezze e spigolosità pungenti, sa che certe poltrone restano sempre vuote, nel teatro del quotidiano. L’abbonato è assente, nessuno siederà al suo posto.
Luciano Fabiani è stato riicordato dal presidente Nazario Pagano, dal sindaco Massimo Cialente e dall’assessore Stefania Pezzopane, da L’Aquila rugby. Per onorare Luciano Fabiani e’ stata allestita, oggi 16 giugno dalle ore 18,30, presso il Comune dell’Aquila in via filomusi guelfi, la camera ardente. Sara’ aperta oggi fino alle ore 20, domani e lunedì dalle ore 9 alle 13. I funerali verranno celebrati alle ore 15,30 di lunedì 18 giugno presso la chiesa delle Anime Sante.
Immusonita e pressochè silente, per tutta la giornata, la cultura ufficiale, sia a livello locale che a livello regionale: il week end (o l’ignoranza e il livore?) predominano. Luciano, forse, continuerà a divertirsi come faceva quando teneva la sua rubrica in tv.


16 Giugno 2012

Categoria : Cronaca
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