Turismo, qualcuno solo sulla costa: terremoto e crisi hanno colpito duro le aree interne
Pescara – Passato ferragosto, si è soliti abbozzare un primo tentativo di bilancio della stagione turistica. Mancano i dati, naturalmente, e il bilancio è soltanto il risultato di chiacchiere scambiate con albergatori e ristoratori, inclini a lamentarsi anche quando le cose vanno bene. Figuriamoci adesso, che la crisi, comunque, si fa sentire ovunque… Tutti tacciono sugli improvvisi rincari, per esempio nei bar, verificatisi come d’incanto fin da aprile. Coincidenza: subito dopo il terremoto, visto che migliaia di aquilani arrivavano sulla costa, e ancora vi si trovano. Molti alberghi hanno avuto il pieno da aprile, prima preoccupati per la stagione balneare, poi, visto che gli arrivi erano pochi e che le prenotazioni venivano disdette. E ancora avranno ospiti quando i turisti se ne saranno andati, cioè fra qualche giorno. Tutti trovano normale che in tanti blasonati ristoranti della costa teramana, nei quali il conto arriva facilmente a 60 euro (senza ricevuta, manco a dirlo), non esista oppure venga addirittura rifiutato il menu con i prezzi. Il meccanismo turistico abruzzese è così, cigolante, approssimativo, affidato alle iniziative degli operatori, molti dei quali sono bravi e corretti, ma certamente non fanno… maggioranza.
Le prospettive non appaiono confortanti neppure a lunga scadenza: l’erosione delle spiagge è inarrestabile, vistosa. Ogni anno che passa, sale la somma che occorrerebbe per fermarla. In questi giorni il sindaco di Pineto è alle prese con inquinamento e problemi ambientali, e si è rivolto alla magistratura. Ci sono anche problemi che con terremoto e crisi non c’entrano nulla. Problemi annosi, come quello dell’erosione: miliardi sprecati, interventi tardivi, costosi e inutili negli anni passati. Una storia infinita e desolante.
Cosa dice l’assessore regionale al turismo Di Dalmazio? Alla radio Rai, questa mattina, ha detto l’ovvio: non abbiamo dati, ci basiamo su dichiarazioni e parole, ma possiamo ritenere che sulla costa “vi sia qualche segno di ripresa”. In effetti, sulla costa c’è piè gente adesso che a ferragosto. Per Di Dalmazio, l’effetto terremoto c’è stato, ma principalmente nell’interno, dove la stagione è andata decisamente male. La paura del terremoto (che non c’era, tranne che nell’Aquilano) ha pesato molto, e la crisi ha fatto il resto. L’abitudine invalsa ormai ovunque di contrattare il prezzo di una camera o addirittura di un pasto la dice lunga. Le enormi spese per telefonini e qaltri aggeggi elettronici, rivelate dai dati italiani ieri, conferma che specie i giovani sono squattrinati, nevrotici, soli, paurosi e hanno bisogno di telefonare in continuazione. Per non dire nulla, magari anche fingendo che vi sia un interlocutore inesistente.
L’assessore non dice nulla sulla totale assenza dell’apparato turistico regionale, che avrebbe dovuto (avendone avuto tutto il tempo) lanciare una forte campagna informativa sul terremoto: bastava spiegare dove c’era stato e dove no, far capire che in Abruzzo si poteva arrivare, contattare i mass media per indurli a parlare di terremoto aquilano e non abruzzese. Invece, l’apparato turistico ha taciuto trascorrendo l’estate nel nulla organizzativo. Oggi Di Dalmazio, che forse ne è consapevole, dice: “Occorrono lavoro, srtategie, servizi, offerte per il turismo”. Belle parole, sono anni che le sentiamo. E decenni che non avviene nulla. ora bisognerebbe occuparsi del turismo invernale, che nell’Aquilano potrebbe rivelarsi catastrofico. Lasciare il compito agli aquilani è come dire zero diviso zero, come dimostrano i decenni tra le opere di Mussolini sul Gran Sasso e oggi. Allora, chi dovrebbe pensare e agire? Su questo l’assessore potrebbe essere sicuramente più chiaro, se avesse persone valide sulle quali contare e delle idee almeno in fieri. Invece, accadrà che aspetteremo i dati sul turismo che diranno cose sgradevoli, daremo la colpa al terremoto, e aspetteremp tempi migliori.
Non c'è ancora nessun commento.