Terremoto, da Chiodi a Cialente
Le faccende del terremoto passeranno presto, ma si sapeva da tempo, dalle mani di Chiodi a quelle di Cialente e degli altri sindaci del cratere sismico. Il Ministro Barca lo ha detto senza mezzi termini oggi: il commissario non serve più, ora serve invece una migliore governance con gli enti locali protagonisti. Tutto avviene su un unico scenario: soldi, molti soldi, ormai da spartire con la povera Emilia Romagna colpita da una sciagura che tocca e coinvolge soprattutto gli abruzzesi.
Chiodi-sindaci: era un transito previsto, programmato, ed è scontato. Richiederà ancora del tempo, ma poco. La ricostruzione in Friuli fu, ed è ancora oggi, apprezzata e valida, proprio perchè se ne occuparono gli enti locali. Undici comuni del cratere, del resto, hanno dimostrato anche da noi di saperci fare, approntando i loro piani di ricostruzione: l’ultimo a farlo è Fossa.
Dobbiamo gioire? Dobbiamo dire “era ora”? Dobbiamo levare inni di gaudio al cielo?
No, non dobbiamo affatto. L’unica strada è attendere (tanto, sono 38 mesi che non facciamo altro) dei risultati e attenersi a quello che vedremo e toccheremo con mano. Un sospiro di sollievo però possiamo permettercelo: Chiodi e Cialente chiuderanno la loro polemica. Cialente non avrà più qualcuno per ripetere alla noia “abbiamo perso due anni”. I giornali avranno meno da scrivere. Il sonno di Aligi di rovine, macerie e vite perdute proseguirà indisturbato. Il silenzio, comunque, è più dignitoso degli starnazzi e degli strepiti.
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