Le ciliegie e le inchieste comunali
Il tempo delle ciliegie coincide con il tempo delle inchieste al Comune di Pescara, che arrivano come i frutti, due, tre, quattro alla volta. Quelle che più generano cicaleggio e bisbiglio nel mondo politico, e non solo, puntano su alcune consulenze, elargite con generosità e – dicono coloro che presentarono esposti – senza troppa trasparenza. Inutile ripeterlo, nelle inchieste giudiziarie bisogna aspettare le sentenze per parlare di colpevoli o innocenti. Ma la bufera soffia comunque impietosa, specie sul sindaco Albore Mascia.
Spiace che tanto spesso, dietro il paravento del bene civico, si nascondano atti sui quali la magistratura trova da ridire, almeno finora. Non si fa del bene alla città , se poi le carte finiscono in Procura. A prescindere dai risultati delle verifiche, perchè nella coscienza dei cittadini resta, in ogni caso, il sospetto che si spendano soldi in modo reprensibile.
Consulenza, sono sempre le consulenze a procurare guai. Perchè un’amministrazione non si giova dei propri componenti (assessori peraltro ben pagati) per produrre risultati culturali e giovevoli per l’immagine collettiva? Uno si chiede: che li paghiamo a fare gli assessori, se per fare poi qualcosa (niente di straordinario, comunque) si pagano pure i consulenti? Tutti i comuni, mica solo Pescara, fanno ricorso a consulenti, esperti ed espertoni (chi li valuta?), e sorge il sospetto che – data la qualità non eccellente della cultura e delle iniziative – talora si vogliano premiare alcune persone, forse amiche di altre persone che contano. Insomma, premesso che tutti sono innocenti fino a prova contraria, dei consulenti facciamone a meno: risparmieremo e non avremo la polizia alla porta.
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