Lettera agli Aquilani


lopardi-maria-grazia-08L’Aquila – (di Maria Grazia Lopardi, avvocato) – È un’aquilana che parla ai suoi concittadini, che ama molto la sua città ferita e tutti i borghi del territorio e ne sente il richiamo…Sì, perché L’Aquila, il genius loci che non l’abbandona ci chiama, ha bisogno del nostro aiuto, della nostra volontà, dei sogni che noi facciamo sul suo futuro, dei progetti con cui indirizziamo la vita delle generazioni che tra le sua mura saranno orgogliose per aver superato una prova dolorosa ed impegnativa. Solo noi suoi figli possiamo riportare la vita dove l’oblio rischia di cancellare anche le radici che sorreggono la pianta che siamo. Il mondo ha apprezzato la nostra dignità, ora proponiamo la fermezza del montanaro nel voler rientrare in città, l’orgoglio di essere aquilani. Abbiamo da ringraziare una folla immensa di persone che dentro le istituzioni dello Stato o nella forma del volontariato ci ha dedicato tempo ed energie, con un impegno che mi rende profondamente grata; ringrazio tutti di cuore, ringrazio chi ha mandato beni e denaro per affrontare l’emergenza e per permetterci di risorgere, benefattori sconosciuti che vedremo nei volti di chiunque visiterà in futuro la nostra città… ma credo che la migliore risposta agli sforzi grandiosi dei soccorritori sia quella di far vedere che L’Aquila ferita, come i suoi borghi -perché più che mai ci siamo ritrovati come città-territorio – riprende forza, rimette le sue penne per prepararsi a tornare a volare in alto e siamo noi cittadini le piume che ricoprono il suo corpo. Facciamo vedere alla generosità del mondo che sappiamo reagire al dolore che ci lacera, che l’aiuto ricevuto ci ha permesso di recuperare energie attingendo alla riconoscenza stessa che riempie l’anima, dimostriamo che la durezza della vita non ci piega, ma ci fortifica per noi stessi, per le generazioni future, per la nostra città. Nella tragedia c’è chi è stato colpito maggiormente, chi ha perso familiari, lavoro, casa… ma anche per costoro che sono parte di noi e per i quali sentiamo vivo dolore, chi ha più forza e possibilità deve reagire e dare un senso alla prova che la vita ci ha riservato crescendo nella consapevolezza dell’unità e del rispetto verso l’ ambiente che accoglie le nostre esistenze. Ormai urge rientrare nelle nostre case, riportare la vita in città…Sappiamo che le vie non sono sicure, che i servizi sono gravemente danneggiati, che i danni sono così estesi da rendere difficoltoso un inizio di ricostruzione dopo la delicata opera di messa in sicurezza, ma credo che occorra una spinta che esprima la ferma volontà degli aquilani, come degli abitanti dei borghi: chi ha la casa facilmente recuperabile, casomai ad iniziare dalla periferia della zona rossa, deve pretendere di rientrare subito in città, esonerando le autorità da qualsiasi responsabilità, deve fare i lavori necessari e poi scegliere di tornare subito a vivere nella casa o di aspettare che le scosse cessino…Saremo noi a scegliere! Se attendiamo ancora sarà l’inverno aquilano a finire di compromettere le nostre case e L’Aquila rimarrà silenziosa e buia e noi dispersi… Gli Enti competenti provvedano- e noi siamo a disposizione nel collaborare- a riaprire le strade, a metterle in sicurezza, a verificare lo stato degli impianti elettrico, idrico, fognaria, del gas, ma intanto noi rientriamo per riconsolidare le case, per ridare piume all’Aquila ferita. Non è rimanendo fuori le mura che si risolvono i problemi, o aspettando che altri facciano anche la nostra parte. Sappiamo che non avremo subito gli agi di prima e che dovremo ingegnarci a trovare soluzioni… ma attiviamoci. La nostra sollecitudine sarà di stimolo a chi, istituzioni, Comune, gestori di servizi, deve affrettarsi a fare quanto di sua competenza, se possibile con il nostro aiuto. Non possiamo più aspettare perché il freddo non tarderà a venire ed inciderà sullo stato delle nostre case. Riuniamoci in base al quartiere di residenza, contiamo chi ha edifici facilmente riparabili ed intende intraprendere subito i lavori, pretendiamo di rientrare, con pacifica fermezza. Chiediamo quindi al Comune permessi nominativi per entrare liberamente nelle nostre case, per fare i lavori necessari e quindi prepararci a riabitarle. La città ha bisogno di noi e noi della nostra città. Labor et probitas.
(Nella foto: Maria Grazia Lopardi)


17 Agosto 2009

Categoria : Cultura
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