Cialente avvia il macinino
L’Aquila – (di G.Col.) - (Foto: Ciampi e il premio Socrates: marzo 2009, L’Aquila sta per sbriciolarsi, ma per il momento si sorride) – Nasce all’Emiciclo, cioè ospite come da tre anni a questa parte, il consiglio comunale eletto dagli aquilani. La prima riunione, ve l’abbiamo già scritto, è stata convocata per l’8 giugno, mattina di buon’ora. All’ordine del giorno gli adempimenti (sempre uguali per legge) di ogni primo consiglio: condizioni di incandidabilità (se ne verranno fuori), convalide e proclamazione degli eletti. Poi si passerà alla scelta del presidente del consiglio comunale, e già saranno problemi, perchè l’ncarico è rivendicato da più parti e persone. Fanno gola persino le medagliette formali della vice presidenza del consiglio: occorrono due vice presidenti. Esserlo è sempre meglio, anche sul piano economico, che restare un semplice consigliere, un soldato senza mostrine. L’Italietta è sempre stata un paese di tromboni, generali e graduati, con pochi soldati semplici.
Portati a termine di questi adempimenti, sempre ammesso che ci si riesca nella prima seduta, eccoci all’annunciazione: il sindaco presenterà la sua giunta, composta da nove assessori. Resteranno nell’ombra i vari problemi politici, gli appetiti non saziati, le promesse non mantenute e così via. In sospeso anche il pesante ricorso di Angelo Mancini, che si appaia a quello di Verini.
Qualche appetito più o meno bulimico potrà essere soddisfatto con nomine costose, redditizie e da molti ritenute superflue: per esempio, i pesanti incarichi dirigenziali tipo city manager, che, gira e rigira, sempre una radice politica hanno. Personaggi di peso da collocare su troni rifulgenti (specie a fine mese). City manager o meno, il Comune dell’Aquila non è mai stato una macchina ben funzionante, quindi… In seguito si parlerà degli incarichi di competenza del sindaco, nelle aziene e nei consigli di amministrazione. Alimenti buoni per saziare i tanti che, a suo tempo, gridarono “viva Cialente” e alla fine lo hanno fatto anche vincere. Sottopotere oggi come vent’anni fa: cos’è cambiato tra le Alpi e le Madonìe?
I bulimici di potere e delle sue ambìte prebende aspettano, comunque, altri eventi. Per esempio che Stefania Pezzopane prenda la strada del Parlamento, o Pietro Di Stefano quella della Regione. In questo caso – ritenuto da chi sa altamente verosimile e non remoto, visto che parliamo del 2013 – si “farebbero posti” e si collocherebbero glutei scalpitanti su poltrone appena raffreddate.
Il Cialente bis ha i motori accesi, quelli del macinino comunale, e si prepara al via, fra quattro giorni. E’ un’amministrazione politicamente macilenta, messa in piedi da pochi aquilani, visto che tra astensione e voti a De Matteis, rimane ben poco, ma pur sempre una maggioranza. Chi abiterà il Palazzo non dovrebbe mai dimenticarlo, ma lo ha gà comunque silenziato, questo argomento. Un gran consenso di popolo plaudente e gongolante non c’è stato. Solo quanto basta e appena un po’ di più. Fa parte del folclore di taluni racconti sfoderati da politici e parti interessate (soprattutto) raccontare che in democrazia basta il 50% più uno. In realtà , matematicamente avrà un senso, ma democraticamente è semplicemente poco. Il 50% meno uno la pensava diversamente…
Lealmente, a Cialente e ai suoi buon lavoro per la città . Il resto è nel grembo degli dei. Che raramente, dall’antichità ellenica ad oggi, sono benigni. L’Aquila, poi, ne sa qualcosa. Staremo a vedere, speriamo non a subire.
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