“De Matteis-Srour, che figuraccia…”
L’Aquila – (di Pietro Di Stefano, assessore alla ricostruzione, foto) – Cialtroni sono coloro che parlano senza informarsi di come stanno le cose, che si buttano come belve affamate su una nota consegnatagli con lo scopo di esercitare pressioni sul Comune e di consumare una vendetta quando le richieste sono state rispedite al mittente.
Le cose non stanno affatto come le hanno raccontate De Matteis e Srour nella loro conferenza stampa. Un tentativo di gettare discredito sul Comune che i fatti smentiscono categoricamente, facendo rimediare una figuraccia a questa coppia della politica locale.
Il Comune dell’Aquila nel gennaio del 2010 stipulò un accordo di collaborazione gratuito con il Dipartimento Costruzioni e Restauro dell’Università di Firenze, prorogato poi anche nel 2011, che si proponeva di effettuare uno studio sui colori e materiali di alcuni edifici del centro storico: piazza della Prefettura, San Marciano, San Silvetro e Piazza San Pietro.
L’articolo 4 dell’accordo prevede che le parti hanno pari diritti sui risultati della ricerca e che essa poteva essere liberamente utilizzata dal Comune per attività istituzionali.
Nel Gennaio 2011 la ricerca venne presentata in occasione di un convegno, che si tenne al Ridotto del Teatro comunale, e in una pubblicazione finanziata dal Comune di L’Aquila, comprendente anche il Comune di S.Eusanio Forconese (Comune legato a Srour dove lo stesso Dipartimento ha ricevuto l’incarico oneroso di predisporre il piano di ricostruzione).
Inoltre la stessa ricerca è stata allegata alla pubblicazione del cosiddetto “asse centrale2 sin dal 5 Aprile 2011 e la cosa era nota alla stesso Dipartimento.
Quindi il Comune ha la titolarità all’uso dello studio senza per questo doverne rendere conto a chicchessia.
Lo studio è stato poi inserito nel piano di ricostruzione del Comune dell’Aquila, approvato dal Consiglio Comunale, con ben evidenziati sia lo stemma dell’Università che quello del Comune. Nella relazione esplicativa degli interventi nel centro storico è inserito un capitolo specifico dove si dà atto che lo studio è stato condotto dal Dipartimento Costruzioni e Restauro dell’Ateneo fiorentino, “Corso di Restauro delle superfici decorate dei monumenti”, nel 2010, in accordo con il Comune dell’Aquila.
Nessun copiato e nessun uso improprio di alcunché ma una trasparente e corretta azione portata avanti e inserita nel piano come era doveroso fare.
La collaborazione con il Dipartimento Costruzioni e Restauro dell’Università di Firenze si è conclusa nel corso del 2011 con la scadenza della proroga all’accordo. I motivi della conclusione della collaborazione sono dovuti al fatto che il Dipartimento, abbandonando lo spirito collaborativo iniziale, ha avanzato una esosa richiesta di finanziamento di 2milioni 200mila euro, poi ridotti con altra nota a circa 1 milione di euro.
Abbiamo rispedito al mittente tali proposte e, anche a giudicare dal tono della nota oggetto della conferenza stampa, sono convinto di aver fatto benissimo.
Il terremoto dell’Aquila non passerà per questo terribile mercimonio, come testimonia l’assurdità delle cifre richiamate.
Con noi hanno collaborato e collaborano importanti Università come lo IUAV di Venezia o il Dipartimento di Progettazione della stessa Università di Firenze, oppure l’Università Federico II di Napoli o l’Università di Valencia (Spagna) e, tutte, gratuitamente al fianco della città .
Tuttavia avremo modo di rappresentare al Rettore della stessa università fiorentina il vergognoso comportamento di un suo docente e verso questi abbiamo già dato disposizione al nostro ufficio legale di sporgere denuncia a difesa del buon operato dell’Amministrazione comunale.
Agli inquinatori di casa nostra tocca dire che la loro tattica non funziona e neppure ci intimidisce.
In particolare De Matteis qualche giorno fa si è prodigato in una performance sulle osservazioni al piano che andavano discusse.
Si legga il decreto 3/2010 che porta la firma di Chiodi e scoprirà che prima della valutazione delle osservazioni deve essere resa l’intesa da parte del commissario. Si rivolga dunque a Chiodi per chiedergli perché ancora non dà corso ad un suo preciso dovere, previsto in un decreto da lui stesso emanato.
Ma forse è chiedere troppo.
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