L’Aquila stanca anche l’ENI, scoppia la bufera del Centro ricerche perduto


L’Aquila – L’UNIVERSITA’ CORRE AI RIPARI E ACCUSA IL COMUNE, TIBERTI CONVOCA UNA CONFERENZA STAMPA – (di G.Col.) – Una sera di tempi più felici degli odierni, eravamo in un ristorante di Riccione aperto sulla strada. Il padrone, Sciuè Sciuè, un napoletano, vide passare un barbone macilento e lo invitò a gran voce a mangiare qualcosa. Ovviamente gratis. L’uomo si accomodò e disse subito: “Io mangio solo carne e preferisco vino toscano”.
La scenetta ricorda L’Aquila che, avendo bisogno di tutto specie dopo il 2009, si permette di perdere tempo, cavillare, puntualizzare, anche di fronte a grandi opportunità, come fece con Thales Alenia e ha fatto con l’ENI. Ora rischia di perdere il Centro ricerche di Casale Calore, il che significa 20 milioni di insediamenti e decine di posti di lavoro qualificati. Tre anni fa vi fu un accordo tra Università, ENI e Ministero dello sviluppo: insediamento a L’Aquila, su un’area ad Ovest, molto vasta, da rendere utilizzabile legalmente. Doveva esserci anche una centrale energetica, ma se ne fece a meno. La parola passava all’Università e al Comune per gli adempimenti. Questo, appunto, tre anni fa.
Oggi non è ancora accaduto nulla e l’ENI si è stufato dell’Aquila e degli aquilani, meditando di rinunciare, o meglio di insediarsi altrove. Le polemiche politiche, le mancate risposte del consiglio comunale, i ritardi, gli ostacoli, l’interferenza di potenti interessi di chi sa quale natura, hanno reso simile la storia a quella dell’area per l’Alenia, per fortuna sbloccatasi solo qualche mese fa. Ma l’Alenia era già a L’Aquila, e alla fine ha deciso di non andar via. Anche se la voglia di farlo certo era balenata nelle menti di diversi dirigenti dell’azienda. L’ospite barbone di Riccione insegna…. Invitato, sceglie carne e vino toscano.
LA SITUAZIONE PRECIPITA – Ora le cose stanno precipitando. Durante la campagna elettorale nessuno ha usato l’argomento, come nessuno lo ha fatto con la perduta zona franca. I politici hanno fatto a meno di azzannarsi a vicenda.
Si è preferito sorvolare, perchè la storia dell’ENi è una storia di pura vergogna e umiliazione tutte aquilane. Incredibile, ma accaduta.
Ora l’argomento rispunta: c’è rischio di rinuncia da parte dell’ENI. Alcuni politici alzano la voce. Il sindaco Cialente bis, come fa di solito, resta muto. E’ una sua tattica non parlare quando gli argomenti sono spinosi. Anche se la città paga prezzi astronomici a quanto pare a ritardi che in gran misura pesano sul Comune.
Registriamo solo gli ultimi sviluppi.
SERGIO TIBERTI – Il prof. Sergio Tiberti fa sapere oggi che mercoledì 6 alle ore 12 presso l’Hotel Canadian si terrà una conferenza stampa con documenti a disposizione della stampa “al fine di chiarire i motivi che hanno portato alla esclusione dell’Università di tale beneficio (12.000.000 di €. per la costruzione – nessuna assunzione e nessun trasferimento del laboratorio Eni da San Donato Milanese all’Aquila) e di chi sono le responsabilità”. Tiberti avverte che nella seduta del C.d.a del 31 maggio, ieri, l’Eni ha dichiarato che è disponibile ad altro investimento con altro mandato, sempre nella città dell’Aquila. Verranno invitati anche politici che spiegheranno come un laboratorio di 4.500 mq ha bisogno di oltre 60.000 mq di terreno ex agricolo, ora sfruttabile con cubatura 0,60/m²”.
SI RISENTE L’UNIVERSITA’ – Quasi in contemporanea, si fa sentire l’Università, una cui nota – diffusa in fretta e furia oggi – dice: ” Il Consiglio di Amministrazione dell’Università degli Studi nella seduta del 31 maggio con 10 voti favorevoli (professori di Orio, Prudenzi, Passacantando; dott. Di Benedetto, Amicarella, Baldini, Guarracini; signori Fidanza, Iezzi, Lozzi), 1 astenuto (prof. Vicentini) e 4 voti contrari (professori Beomonte Zobel, Tiberti, Celenza; dott. Calvano) ha autorizzato il Rettore alla stipula dell’atto negoziale di novazione oggettiva del contratto che consentirà all’Ateneo di riacquistare la disponibilità dei terreni che dovranno ospitare il Centro di ricerca che l’ENI dovrà realizzare in base alla convenzione stipulata all’indomani del terremoto per contribuire alla rinascita della città dell’Aquila. Nulla è stato detto, durante il Consiglio di Amministrazione, circa i ritardi attribuibili alla sola Amministrazione comunale dell’Aquila”.
Quindi senza equivoci dito puntato contro il Comune, ritenuto responsabile unico di ritardi.
CAPITE ORA IL PERCHE’ DELL’ASTENSIONE ELETTORALE? Ora, quindi, il Comune dovrà uscire allo scoperto. Al balletto di tali nefandezze politico-burocratiche o di chi sa quale altra natura assiste, come sempre inerte e inerme, la città. A chi siede in Comune forse sarà più chiaro il motivo di un’astensione dal voto di dimensioni mai viste. Che, senza inversioni di rotta, non potrà che aumentare.


01 Giugno 2012

Categoria : Cronaca
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