CdC, il rapporto sull’ economia aquilana
L’Aquila – La Camera di commercio ha diffuso oggi un rapporto sull’economia in provincia dell’Aquila, di cui riportiamo il contenuto.
Produzione e distribuzione della ricchezza nella provincia
Al fine di verificare la capacità di un sistema produttivo locale di superare la crisi economica e la capacità di adattamento alle nuove condizioni imposte della competizione internazionale viene preso in esame l’indicatore del valore aggiunto elaborato dall’Istituto G. Tagliacarne.
Il reddito prodotto dall’economia aquilana in termini di valore aggiunto, nell’anno 2010, risulta pari, in valore assoluto, a 5.797 milioni di euro, l’1,4% in più del 2009. Il Prodotto Interno Lordo risulta invece pari a 6.489,9 milioni di euro, lo 0,9% in più del 2009. Il settore che ha contribuito alla formazione della ricchezza è principalmente il terziario (che pesa complessivamente il 72,7% del prodotto totale), seguito dall’industria (con peso pari a 17,8%) e dalle costruzioni (con incidenza del 6,9%). L’agricoltura ha determinato il 2,6% del valore aggiunto della provincia dell’Aquila. Rispetto al 2009 si è assistito ad un incremento del peso del reddito prodotto dai servizi e dell’agricoltura e ad una contrazione di quello dell’industria e delle costruzioni. La terziarizzazione dell’Aquila (appunto paria a 72,7%) nell’ultimo anno a disposizione è risultata superiore a quella media regionale (68,2% è il peso del terziario sull’intera economia abruzzese) e poco al di sotto di quella nazionale (73,2% del valore aggiunto dell’Italia).
Un ulteriore indicatore da prendere in considerazione per analizzare la capacità di un sistema economico di produrre benessere è il Pil pro capite pari, secondo le stime dell’istituto Guglielmo Tagliacarne, in provincia dell’Aquila a 20.966,27 euro con un aumento dello 0,8% rispetto al 2009 e una diminuzione tra il 2007 ed 2010 del 5,4%. La variazione annua del Pil Abruzzo (+2% nel 2010), è risultata superiore all’incremento della ripartizione Sud e Isole (+0,8%) e in linea con la crescita media nazionale (+1,9%).
La ripresa del 2010 non è quasi mai sufficiente a riportare i redditi a livelli pre crisi, neppure per la provincia dell’Aquila. Il reddito disponibile delle famiglie consumatrici, in provincia, risulta nel 2010 pari a 4.523,86 milioni di euro con una crescita dell’1% rispetto al 2009. La variazione tra il 2004 e il 2010 per lo stesso indicatore è stato del +13,5% il più alto tra le province abruzzesi e quindi superiore alla media regionale pari a +12,1%. Ragionando in termini pro capite lo stesso indicatore è pari a 14.614,69 euro, il più alto dopo la provincia di Chieti (14.953,68 euro) seguito da quello di Pescara (14.583,00 euro) e infine da Teramo (13.399,02 euro), con una media regionale di 14.424,62 euro. Le famiglie aquilane ed abruzzesi pur avendo un reddito disponibile superiore alla ripartizione del Sud (12.789,56 euro) sono ben lontane dall’avere la disponibilità delle famiglie del Centro (18459,47 euro) e del Nord (19.596,29 euro Nord-ovest e 19.639,09 Nord-est).
Il mercato del lavoro
Nel corso del 2011 torna a peggiorare la situazione occupazionale per la provincia dell’Aquila, dopo un miglioramento registrato nel 2010. Secondo i dati ISTAT delle Forze di Lavoro il tasso di disoccupazione è stato lo scorso anno pari a 8,3% contro il 7% del 2010 e il 9,9% del 2009. L’Aquila è l’unica provincia abruzzese a segnare un incremento della disoccupazione rispetto al 2010, mentre Teramo passa da 8,6% a 8,2%, Pescara da 9,2% a 8,8% e Chieti da 10,1% a 8,7%.
In valore assoluto le persone in cerca di occupazione salgono da 8.900 a 10.800, mentre a livello regionale si riducono da 47.700 a 47.200 unità.
Gli occupati, che risultano in totale 119.200, si concentrano prevalentemente nel settore terziario (70,4%). Tale peso, in aumento rispetto al 2010, caratterizza la nostra provincia come un’economia matura, con una terziarizzazione più elevata rispetto alla media regionale in cui il peso delle persone occupate nel settore servizi non raggiunge il 65%. La percentuale di persone impiegate nell’agricoltura (3,2%) e nelle costruzioni (9,2%), si riduce rispetto all’anno precedente in cui era pari a 3,4% e 10,8%. In aumento risulta la quota degli occupati nell’industria in senso stretto che passa da 16,6% del 2010 a 17,2% del 2011.
Da diversi anni è possibile desumere il numero dei lavoratori stranieri, che secondo l’indagine sulle Forze di Lavoro riferita alla media dei primi tre trimestre del 2011, sono 9.300, con un peso del 7,9% sul totale degli occupati. In valore assoluto la presenza di immigrati nel mondo del lavoro in provincia dell’Aquila è inferiore a quella di Teramo (10.300 unità) e Chieti (10.300 unità) e superiore a Pescara (9.100 unità).
Dal confronto tra le varie macro aree del territorio nazionale, spicca la percentuale di lavoratori extra comunitari nel Sud e Isole (4,7%), inferiore alla media nazionale (9,8%). Dall’analisi della ripartizione territoriale risulta che è il Centro la zona dell’Italia ad assumere più dipendenti stranieri (12,3% sul totale degli occupati).
Il minore ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni ha caratterizzato gli ultimi anni della provincia dell’Aquila, che nel 2011 ha portato ad una riduzione del 49 % delle ore complessive autorizzate per la CIG. Gli interventi ordinari sono cresciuti del 62,2% a conferma delle difficoltà di natura congiunturale che sta attraversando il nostro sistema produttivo, mentre gli interventi straordinari si sono ridotti del 74%.
La situazione del credito
La serie storica delle informazioni sul credito ha subito una interruzione derivante dalla riorganizzazione della diffusione di alcuni dati deciso dalla Banca d’Italia. La novità maggiormente rilevante in tal senso è il cambiamento dell’universo di riferimento dei soggetti a cui si riferisce la rilevazione che a partire dal 30 giugno 2011 prevede non solamente la banche ma anche le casse depositi e prestiti. Pertanto non si possono paragonare le informazioni diffuse quest’anno con quelle diffuse negli anni scorsi.
Secondo questa indicazione gli impieghi erogati da banche e casse depositi e prestiti per localizzazione della clientela risultano a fine 2011 pari a 4.834 milioni di euro, mentre i depositi sono pari a 5.649 milioni di euro. I primi, nell’arco di sei mesi, aumentano dell’1,2% mentre i depositi aumentano del 3,4%.
Per analizzare il livello di rischiosità degli impieghi della provincia si può analizzare il rapporto tra le sofferenze ed impieghi, essendo appunto il primo indicatore pari al rapporto tra l’ammontare dei crediti per cassa in essere con soggetti in stato di insolvenza e il secondo l’ammontare complessivo degli impieghi.
Tale rapporto per la provincia dell’Aquila passa da 8,81% del 30 giugno 2011 a 8,97% del 30 settembre 2011; inoltre esso, come in passato, risulta superiore a tutte le province abruzzesi e quindi alla media regionale (7,63%), ma anche più elevato della ripartizione Sud e Isole (in cui è pari a 8,52%) e dell’Italia (5,11%).
L’incremento delle sofferenze sugli impieghi evidenzia una crescente insolvibilità del sistema economico, sintomo di forti difficoltà da parte degli operatori.
La struttura imprenditoriale
In base alle rilevazioni effettuate sull’archivio del Registro delle Imprese tenuto dalla Camera di Commercio, il 2011 si è chiuso con un bilancio positivo dal punto di vista numerico per la provincia dell’Aquila, pur in presenza di difficoltà per alcune tipologie di operatori.
Le imprese produttive alla fine di dicembre sono risultate pari a 31.274 unità, (di cui 26.436 attive), mentre alla stessa data del 2010 erano 31.010 unità. Complessivamente le unità locali a fine anno sono risultate 37.422, il 2% in più del 2010. Nel primo trimestre 2012 la base imprenditoriale è tornata a contrarsi con uno stock delle imprese registrate pari a 30.955.
Nel 2011 il numero delle imprese di nuova costituzione è stato pari a 2.122 unità contro 1.864 cessazioni (valore al netto delle cancellazioni d’ufficio ai sensi del Dpr 247/2004), con un saldo (+258 unità) di gran lunga inferiore a quello registrato nel 2010.
Il tasso di crescita delle imprese complessivamente si è rivelato pari a +0,83%, poco superiore alla media della regione Abruzzo (+0,78%) e in linea con la media nazionale (+0,82%).
La misura della trasformazione del sistema imprenditoriale emerge dall’analisi per tipologia d’impresa. Continuano a crescere le società di capitali anche se ad un ritmo inferiore dello scorso anno. Il loro saldo è stato pari a 227 imprese (risultato di 382 iscrizioni e 155 cancellazioni), che ha determinato un tasso di crescita nell’anno del +4%. Il saldo di questa forma societaria è stato tale da coprire ben l’88% del saldo totale del sistema imprenditoriale aquilano.
Sono nate anche 270 società di persone e ne sono cessate 224; sono nate 1.380 ditte individuali e ne sono cessate 1.407; sono nate, infine, 90 imprese che hanno adottato una diversa forma societaria e ne sono cessate 81.
Il peso complessivo delle società di capitali è pari al 18,9% del totale delle aziende, valore al di sopra di 5,9 punti percentuali rispetto al 2003 in cui era solo del 13%. Le ditte individuali evidenziano un fenomeno opposto con un peso del 57,2% nel 2011 contro il 65% nel 2003. La quota delle Società di Persona è in leggero aumento: il loro peso passa da 19% del 2003 a 19,7% del 2011; in aumento anche le altre forme giuridiche, quota pari a 5,9% contro 3,6% del 2003.
La struttura produttiva della provincia, costituita prevalentemente di piccole e piccolissime imprese, è interessata dal punto di vista settoriale da un processo di ridimensionamento che riguarda sia i settori tradizionali che il terziario. Si assiste, infatti, alla dinamica negativa dei settori agricoltura (-105 unità), industria manifatturiera (-54), commercio (-149) e costruzioni (-7) nell’anno 2011. Negativi risultano, però anche altri settori dei servizi, in particolare servizi di informazione e comunicazione (-22), attività finanziarie e assicurative (-16), noleggio agenzie di viaggio e servizi di supporto delle imprese (-10) e altri servizi (-25).
Le imprese artigiane
Nel 2011 si accentuano le difficoltà delle imprese artigiane, che alla fine dello scorso dicembre si sono attestate al valore di 8.227 unità, 40 imprese in meno rispetto al 2010. La riduzione della base imprenditoriale artigiana (-0,48% il tasso di crescita), a livello provinciale appare legata soprattutto alla difficoltà del settore manifatturiero (20 le imprese in meno), del trasporto e magazzinaggio (9 imprese in meno) e di altre attività di servizio. Il buon andamento delle costruzioni che aveva caratterizzato l’anno precedente ha avuto una battuta d’arresto registrando un valore del saldo tra iscrizioni e cancellazioni di +5 unità produttive.
Gli artigiani fanno sempre più ricorso a società di capitali nel costituire le proprie imprese, che crescono del 12,6%, mentre le società di persona si riducono dello 0,7%, le ditte individuali dello 0,9%. Le altre forme giuridiche registrano un aumento del 5%.
Le strutture produttive artigiane pesano per una percentuale del 26,3% sul totale delle imprese registrate nel Registro Imprese dell’Aquila.
Il commercio estero
I dati provvisori diffusi dall’Istat con riferimento allo scorso anno evidenziano un peggioramento del valore delle esportazioni, che passano da 724,2 milioni di euro nel 2010 a 663,5 milioni di euro del 2011, con una variazione pari -8,4%.
Tutte le altre province abruzzesi hanno fatto registrare, nell’anno preso in esame, un andamento positivo con una variazione media per l’Abruzzo pari a +14,7%. Teramo registra un aumento del 17,8% dell’export, Pescara del 23,7% e Chieti del 17%. Il valore medio dell’indicatore considerato è in crescita in tutte le ripartizioni del Paese, con una media italiana pari a +11,4%.
I prodotti provinciali sono destinati principalmente ai paesi dell’Unione Europea (50,6% del totale delle esportazioni del 2011); il 38,2% dell’export è destinato all’America settentrionale, il 5% ai Paesi dell’Asia e l’1,5% al continente africano.
La provincia dell’Aquila si caratterizza per un elevato livello di specializzazione settoriale: nel 2011 il settore della metalmeccanica ed elettronica ha inciso per il 49,8%, mentre la chimica gomma e plastica ha contribuito alle esportazioni per il 34,5%. Nell’ambito di questi settori i prodotti maggiormente esportati sono componenti elettronici (37,2% del totale delle esportazioni), medicinali e preparati farmaceutici (27,4%), carta e cartone (8,6%).
La provincia dell’Aquila, rispetto alle altre province abruzzesi, si caratterizza per l’alto contenuto tecnologico dei prodotti esportati. Secondo la tassonomia di Pavitt, che raggruppa le imprese e i settori di attività in diverse tipologie sulla base del contenuto di tecnologia implicita, il 73,1% delle esportazioni è definito specializzato ed higt tech, il 26,3% è relativo a prodotti tradizionali e standard e solo lo 0,6% dell’export è dato dall’agricoltura e materie prime. La media regionale delle esportazioni con alto contenuto tecnologico è pari a 59,7%, nella ripartizione Sud e Isole è 32,3% e in Italia 41,4%.
Passando ad analizzare le importazioni, si vede come nel 2011 a L’Aquila sono stati importati beni per 686 milioni di euro, con un aumento del 2,4% rispetto al 2010.
La crescita demografica
Al 31 dicembre 2010 la popolazione della provincia dell’Aquila è risultata pari a 309.820 unità, 151.241 maschi e 158.579 femmine. La crescita demografica è stata pari all’1,8 per mille, contro un valore del 0,4 per mille del 2009, risultato del decremento della componente naturale (-3,1 per mille) e della crescita della componente migratoria (+4,9% per mille). Il 21,6% della popolazione ha più di 65 anni, mentre soltanto il 12,2% ha meno di 14 anni.
In questa fase di bassi tassi di natalità, l’immigrazione è un fenomeno che consente di avere valori crescenti della popolazione residente.
Alla fine del 2010 a L’Aquila risiedevano 21.861 stranieri (il 7,1% della popolazione totale) in crescita, rispetto alla stessa data del 2009, di 1.630 unità pari ad una variazione del + 8%.
L’Aquila e Teramo sono le province abruzzesi con più cittadini stranieri; la loro incidenza sulla popolazione totale è vicina alla media nazionale (pari al 7,5%) e alla media del Centro Nord (9,9%). Rimane superiore al peso degli stranieri nella ripartizione Sud e Isole (+3%).
Alcune previsioni
Secondo la stima di Unioncamere il 2012 si conferma l’anno “nero” per la crescita economica secondo tutti gli indicatori sia di reddito sia occupazionali. Per la provincia dell’Aquila, nell’anno 2012 si prevede un decremento medio del valore aggiunto pari a -1,7 % contro un valore dello stesso indicatore per l’Abruzzo pari a -2% e per l’Italia -1,5%. Negli anni 2013-2014, si prevede un ritorno alla crescita con una media annua del valore aggiunto pari a +0,8% per L’aquila, +0,7 per l’Abruzzo e +1,1% per l’Italia.
Un indicatore che conferma la difficoltà della provincia aquilana è la previsione del Valore Aggiunto per abitante atteso per il 2012 a 14,9 migliaia di euro, per l’Abruzzo a 14,7 migliaia di euro e per l’Italia 17,8 migliaia di euro.
Per la nostra provincia peggiora il tasso di disoccupazione, che passa da un valore dell’8,3% nel 2010-2011 a 9,9% nel 2012 e a 10% nel 2013-2014. Questo ultimo dato mostra, in conclusione, la lentezza con cui un sistema economico (anche in crescita) riesca di nuovo a creare posti di lavoro.
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