Dopo il voto, indovinate: la spartizione delle poltrone
L’Aquila – COME NEL PASSATO, E’ SOLO CORSA AGLI ASSESSORATI – (Foto: Cialente che parla al suo uditorio e la sede del Comune) – Provate a ricordare, o confrontare, le cronache politiche di oggi e quelle di venti o trent’anni fa, appena dopo l’elezione (oggi) o la designazione (ieri) di un sindaco aquilano. Parole, dichiarazioni, discorsi ma soprattutto fatti saranno pressochè identici. Da cambiare solo i nomi. Leggerete o ricorderete le parole spartizione, debito elettorale, accordo, incontro a due, impegno, promessa: chiacchiere a profusione per significare solo la divisione delle poltrone degli assessorati. Un tempo modestamente compensati, oggi robustamente stipendiati, come del resto stipendiati (da vivere agiatamente) sono i sindaci. Tant’è vero che il duttile sindaco Cialente bis cosa pensa? Ma facciamone 11 di assessori, così c’è posto per tutti!
Sta avvenendo anche nel dopo elezioni aquilano, e direte: ma più o meno avviene ovunque… L’Aquila, però, non è “ovunque”: è una città che deve essere ricostruita, afflitta da tutti i mali fisici, economici, sociali, psicologici e di costume enumerabili in una panoramica della desolazione. Una città in cui è difficile capire se il danno maggiore lo abbia prodotto il terremoto, o la politica che lo ha seguito, in rissa perenne, tra conflitti istituzionali e partitici che sono soltanto un tessuto logoro, stancante e disastroso per la città. I fatti parlano.
Che fa la politica subito dopo un voto che ha severamente punito tutti, devastato il PdL, scelto con un modesto e svogliato consenso un sindaco? Che fanno i partiti, dopo aver subito uno tsunami astensionistico che dovrebbe svegliarli e terrorizzarli? Aprono, sfrontati, il solito stomachevole balletto di spartizione degli incarichi. Una corsa, una riffa penosa (senza il magnifico premio di Sofia Loren come nel film Boccaccio), una sorda e ridicola lotta tra insetti per accaparrarsi poltrone e poltroncine. Situazione vergognosa in qualsiasi luogo e tempo, dieci volte di più in una città boccheggiante e in perenne stato comatoso.
APPELLO PER L’AQUILA – “In questi giorni dalle dichiarazioni del Sindaco Cialente emergono – scrive oggi Appello per L’Aquila – fondati timori che nella formazione della nuova Giunta comunale prevalgano vecchie logiche di spartizione tra i partiti a discapito di scelte basate su competenze e capacità.
Si preferisce quindi badare agli equilibri interni della coalizione piuttosto che dare alla città, nel momento più complesso della sua storia, una Giunta che sia espressione dei migliori saperi del territorio, che spesso si trovano al di fuori dei partiti.
Non è tollerabile che i ragionamenti siano concentrati per trovare la poltrona a trombati eccellenti e ad illustri “primi dei non eletti”.
Il Sindaco, dovendo accontentare gli appetiti di troppi partiti e liste, propone addirittura la modifica delle statuto comunale per portare il numero massimo di assessori da nove a dieci o più.
Si dia pace Sindaco, il numero massimo di assessori è regolato da una legge dello Stato e nessuna modifica dello statuto può aumentarlo.
È inoltre inaccettabile che nelle trattative, nel mercato delle poltrone, rientrino anche le presidenze delle municipalizzate e quelle delle commissioni consiliari. Con questo vecchio, autoreferenziale e inefficiente modo di agire si tengono ancora una volta ai margini settori della società che in campagna elettorale tutti dichiaravano fondamentali per la rifondazione della città – come il mondo dell’Università, solo per fare un esempio.
Con le elezioni scorse i cittadini e le cittadine, non solo della nostra città, hanno chiesto con forza il cambiamento e che non si tuteli più l’autoconservazione di vecchie rendite di posizione partitiche. Tutto il contrario di quello che temiamo stia, ancora una volta, accadendo e di cui porteranno la responsabilità tutte le forze politiche della maggioranza.Purtroppo non si sta iniziando male ma, piuttosto, si sta continuando peggio”.
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