Corruzione, mazzette e silenzi
L’Aquila – (di G.Col.) – (Immagine da informatico.migratore.blogs) – Quante persone pensate che possa incontrare nella sua carriera, specialmente se lunga, un giornalista? Moltissime. Avete ragione. Nella vita professionale di un giornalista gli incontri – come nel nostro caso – sono sempre stati numerosi, e qualche volta anche forieri di qualche buona amicizia o conoscenza. Quindi, anche confidenza. Gli incontri includono commercianti, imprenditori, banchieri, politici, impresari, costruttori, professionisti di rango elevato o meno elevato. Una miriade. E tanti discorsi, tanti confronti, tanti dialoghi, nel corso dei quali immancabilmente si arrivava alla corruzione, alle mazzette, alle ruote da ungere, ai regali – spesso consistenti – elargiti di qua e di là. Un commerciante si offrì si fornirci l’elenco di coloro che aveva pagato (senza peraltro ottenere ciò che chideva). Noi ci impegnammo a pubblicarlo, con le sue dichiarazioni. Scomparve, e oggi non ci saluta più… benchè siano trascorsi tanti anni.
Più le persone in cui ci siamo imbattuti erano importanti, magari anche facoltose, più venivano alla luce (a parole) le bustarelle, i “piaceri”, le assunzioni di comodo, mazzette, regalìe, munificenze, le elargizioni per ottenere. Nel tempo, ci siamo fatta la solida convinzione che ogni uomo d’affari, qualsiasi attività svolga, debba avere un fondo per le mazzette. E anche la convinzione che l’Italia, tranne poche eccezioni, è effettivamente un paese di ladri. Tutti pagano tutti, o quasi?
In questi giorni spunta sui giornali e sui siti l’ennesima storia di corruzione e di tentativi di estorsione, e ci si spinge a sostenere che implicati siano anche dei politici. Tanto che il sindaco ha fatto subito ricorso alla magistratura. Si tratta di appalti, lavori di ricostruzione, insomma affari, affaroni e affarini dei tanti che si sono imbastiti e si porteranno a termine nei prossimi anni. Una città da ricostruire è, comunque la si voglia vedere, un terreno minato, un ambiente se non infetto, sicuramente ad alto rischio di infezione. Il denaro passa di mano solo là dove ce n’è, dove circola, dove si annida e spunta ad ogni folata di vento.
L’esperienza accumulata negli anni ci dice, e dice a chi legge, che non ne verrà fuori nulla. Ancora una volta. I corrotti non parlano, i corruttori ancora meno. Chi chiede soldi, è muto; chi ne paga, lo è ancora di più. Capita, chi sa per quale motivo, che una vicenda venga raccontata ad un giornale non locale, anziché ai giornali locali, che le avrebbero dato gran risalto. Una vicenda denunciata e rimbalzata a L’Aquila, ma da lontano, e bisogna chiedersi perché non sia esplosa localmente. Avrebbe avuto sicuramente più spazio, più attenzione, e avrebbe provocato clamore. Magari qualcuno dei nomi che oggi vengono oscurati e coperti, sarebbe venuto fuori. E forse proprio questo che si temeva? La rivelazione è forse un oscuro avvertimento? Si vuole davvero che la storia finisca sui tavoli della Procura o che si brancoli nel buio al solo scopo di alzare polvere e intimorire politici e altri? Tutto è poco chiaro, perché se uno ha davvero voglia di vendicarsi, punire estortori e corrotti, va in Procura e denuncia, nomi e cognomi, fatti, circostanze, documenti e prove.
Mai uno dei personaggi da noi conosciuti ha accettato l’invito a rivelare, a pubblicare, a portare alla luce. Tutti hanno detto di aver pagato, ma mai rivelato chi hanno pagato. Abbiamo offerto spazio e verità senza guardare in faccia nessuno: mai qualcuno ha accettato. Più di frequente, ci hanno tolto il saluto. Ecco perché siamo scettici, e convinti che a troppi faccia comodo continuare a sguazzare nello stagno. Facendo scoppiare ogni tanto qualche innocuo petardo e saltare qualche straccetto.
Ma il sistema, quello è di acciaio temperato e dominerà sempre la scena. Amara verità.
Non c'è ancora nessun commento.