In scena “L’uomo carbone”
Pescara – (di Stefano Leone) – Domani, sabato sera, 26 maggio, il Teatro Sociale di Pescara porterà in scena a Marcinelle, in Belgio, lo spettacolo “L’uomo carbone”, che racconta l’esperienza lavorativa e umana degli emigrati italiani in quella terra, all’interno delle miniere, dove l’8 agosto 1956 persero la vita 262 persone, tra cui decine abruzzesi.
La trasferta teatrale dall’Abruzzo al Belgio, unica nel suo genere fino ad oggi, è una iniziativa della Presidenza del Consiglio Provinciale di Pescara, guidata da Giorgio De Luca, dell’Associazione “Minatori Vittime del Bois du Cazier” diretta da Nino Di Pietrantonio, dell’Associazione “Ex-Minatori” di Marcinelle diretta da Elio Paolini, con il Comune di Lettomanoppello e il Centro “Bois Du Cazier” di Marcinelle.
Il testo di “L’uomo carbone” è di Michele Di Mauro, Marco Finucci e Federica Vicino, la regia è di Federica Vicino. In scena Michele Di Mauro, Pierfrancesco Leone, Massimo Leone, Rita De Bonis, Lina Bartolozzi, Nicky De Chiara, Rossella Remigio. Davide Clivio. Altri interpreti: Pino Cifaratti, Denise De Luca, Marika Liberatore, Lorenzo Mazzocchetti, Giorgia Starinieri.
La data della rappresentazione non è stata scelta a caso: in questi giorni ricorre l’anniversario dell’inaugurazione del museo realizzato al posto della miniera di Bois du Cazier dove si è verificata la tragedia del 1956 e per l’occasione è stata anche organizzata, la mattina di sabato, una cerimonia con il primo ministro del Belgio Elio Di Rupo, di origine abruzzese a cui sarà consegnato un bassorilievo realizzato dagli scalpellini di Lettomanoppello. La sera, alle 20, andrà in scena lo spettacolo: si attende un pubblico italiano (a Marcinelle la comunità italiana è di 40mila persone) e comunque sarà fornita agli spettatori una pubblicazione con il testo in francese.
Annunciando l’appuntamento in Belgio De Luca ha annunciato che la Provincia intende organizzare un premio letterario per gli studenti di tutte le scuole pescaresi intitolato a Antonio Sacco, un minatore morto a Marcinelle ad appena 16 anni. “Quanto accaduto a Bois du Cazier non va dimenticato – ha detto – e bisogna anzi tramandare un messaggio, attraverso i giovani, sul grande sacrificio degli italiani all’estero”.
L’uomo carbone
Testo di: Michele Di Mauro, Marco Finucci e Federica Vicino
Regia: Federica Vicino
con: Michele Di Mauro, Pierfrancesco Leone, Massimo Leone
e con: Rita De Bonis, Lina Bartolozzi, Nicky De Chiara, Rossella Remigio. Davide Clivio
altri interpreti: Pino Cifaratti, Denise De Luca, Marika Liberatore, Lorenzo Mazzocchetti, Giorgia Starinieri.
Sinossi
L’8 agosto del 1956, fra le 7.30 e le 8.00 del mattino, un’esplosione devasta il pozzo n. 1 della miniera di Bois du Cazier, a Marcinelle, vicino Charleroi, in Belgio.
262 dei 274 minatori presenti in quel momento nella miniera perdono la vita: 136 sono italiani; 60 di queste vittime sono di origine abruzzese (provengono prevalentemente da piccoli paesi dell’entroterra della Provincia di Pescara: Manoppello, Lettomanoppello, Turrivalignani); si tratta di emigranti, partiti alla volta del Belgio all’indomani della ratifica dell’”Accordo Uomo – Carbone”.
Siamo nel 1946: l’Europa, appena uscita dalla tragedia della Seconda Guerra Mondiale, deve rimettere in moto l’economia. Il Belgio ha assoluta necessità di riavviare l’attività estrattiva, uno dei traini del proprio sistema economico prima del conflitto: ma è praticamente privo di manodopera. Le ingenti perdite in termini di vite umane, causate dalla guerra, rischiano di compromettere la riapertura delle miniere. E’ così che iniziano le trattative con l’Italia, dove le priorità sono altre; dove la miseria e la disoccupazione hanno colpito (e ancora colpiscono), soprattutto nelle zone del centro-sud, più duramente del conflitto stesso. Il 23 giugno di quell’anno, si arriva alla firma del Protocollo d’Intesa, finalizzato a regolare il rapporto fra i due paesi, in ordine all’impiego di manodopera italiana in Belgio. L’accordo porta la firma di Alcide De Gasperi, che guida il Governo di Unità Nazionale, che promuove una politica attiva riguardo all’ emigrazione.
In realtà, solo alcuni termini dell’accordo furono resi noti. A coloro che facevano domanda di emigrazione veniva comunicato che il protocollo italo-belga prevedeva una base salariale comune per minatori italiani e belgi (e dunque identica retribuzione, per gli uni e per gli altri), oltre che un regolare trattamento pensionistico e sanitario, e il diritto agli assegni familiari, anche per i componenti delle famiglie rimasti in Italia. Non furono rese note, però, le clausole che prevedevano l’obbligo tassativo del rispetto dei termini del contratto, per i minatori provenienti dall’Italia, riguardanti tempi e modalità del loro impiego. E, in particolare:
- la clausola che impediva la rescissione del contratto prima di un anno di lavoro continuativo in miniera, pena la detenzione;
- il mancato rinnovo del passaporto, in caso di rinuncia all’accordo;
- l’impossibilità di cambiare lavoro prima di aver svolto 5 anni continuativi di lavoro in miniera.
In realtà l’accordo “Uomo – carbone” prevedeva che l’Italia trasferisse 50.000 operai in Belgio, per sopperire alla carenza di manodopera. Il Belgio, come contropartita, garantiva all’Italia (da sempre povera di materie prime, indispensabili per l’industria metallurgica) almeno 2.500 tonnellate di carbone all’anno, ogni 1000 operai inviati.
L’allestimento curato dal Teatro Sociale di Pescara racconta la storia di due fratelli, Antonio e Sandro, partiti alla volta del Belgio, con in tasca la domanda di emigrazione e nel cuore tutti i sogni, le speranze, i rimpianti di due ragazzi qualunque. Nel pozzo numero uno, quella maledetta mattina dell’8 agosto del ’56, scopriranno che in realtà avevano imboccato la strada che li conduceva inesorabilmente verso il loro destino. Una storia dura e toccante, dai risvolti neorealistici, che qualcuno ha definito “verghiana”, i cui protagonisti non sono però delle trasposizioni sceniche del clichè del minatore o dell’emigrante, ma persone. Il nucleo centrale della storia de “L’uomo-carbone” si snoda attorno alla necessità di rivelare questa semplice, ma non trascurabile, incontrovertibile verità: i minatori di Marcinelle, prima che minatori, erano persone. Con le loro storie, le loro vite, i loro sentimenti, le loro speranze, le loro paure. E il loro destino.
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