Un angelo nel mare
L’Aquila – (di Carlo Di Stanislao) – Sarà forse l’autopsia e mettere la parola fine sulla morte del giovane Roberto Bonaga, che tredici giorni fa aveva festeggiato insieme al padre Angelo (ex vice sindaco dell’Aquila) nell’isola di Las Palmas, il trentesimo compleanno.
I due sarebbero dovuti ripartire insieme, ma Roberto aveva deciso di restare ancora qualche giorno.
Domenica scorsa una doccia gelata: il consolato italiano a Las Palmas, ha comunicato alla famiglia la morte del ragazzo, trovato privo di vestiti in mare.
Al’inizio si era pensato ad una rapina finita male (pochi giorni prima al ragazzo erano stati rubate le carte di credito) o ad un pestaggio, visto che il giovane la settimana scorsa aveva avuto una discussione con un altro ragazzo in uno dei ristoranti presenti nell’isola.
Poi, da ieri, ha preso corpo l’ipotesi del suicidio, ipotesi che sembra confermata da alcuni testimoni.
Era certamente un giovane sensibile Roberto, un classico bravo ragazzo molto ben educato, cresciuto in seno ad una famiglia sana, che lo aveva abituato ad un solerte impegno, come dicono tutti coloro che ne avevano misurato il valore, alla Provincia de L’Aquila, dove era impiegato.
Ma forse, in lui, silenziosa e micidiale, cresceva da tre anni la tristezza smisurata di chi ha avuto un lutto traumatico e diretto dal terremoto del 2009: la morte della giovane, amatissima madre, sepolta, con altre trenta persone, dal crollo della palazzina di via Campo di Fossa.
Non avrebbe retto al dolore che lo attanagliava Roberto e, forse, in lui, a poco a poco, aveva preso piede l’idea di togliersi quella vita che ormai gli appariva insopportabile.
In una delle ultime e più belle opere di van Gogh, “il Campo di grano con corvi”, realizzata poco tempo prima del suicidio, si vede come questa idea possa diventare nefasta ed intrusiva,: l’unica via per una salvezza dalla disperazione, l’unico rimedio ad un esistere che si percepisce come cupo e senza prospettive.
Il campo di grano è così mosso che sembra una foresta in fiamme, in cui strade vuote, che portano verso l’ignoto, cercano di farsi largo e su cui volteggiano tristi presagi: i corvi neri appunto, che sembrano arrivare come avvoltoi su un cadavere.
La strada è senza via d’uscita perché i campi, che esprimono i valori rurali del passato, nulla possono contro i nuovi valori borghesi, rappresentati da un cielo che pare un oceano in tempesta, in cui il chiaro si mescola allo scuro confondendo ogni cosa.
In mezzo a questo cielo tenebroso macchie bianche indistinte, misticheggianti, sembrano voler indicare gli astri o nuvole minacciose, ma in realtà raffigurano la solitudine dell’uomo, ripiegato su se stesso.
Non sappiamo se Roberto è stato o si è ucciso, ciò che sappiamo che la sua giovane vita scomparsa, ci interroga tutti come comunità.
Il suicidio è spesso una richiesta d’amore, un modo per mostrare che non si può portare un peso disperato dentro una comunità che continua rissosamente a non ricostruirsi.
La morte di Roberto, in un mare lontano da casa, reclama da tutti noi, un più attento confronto con il lutto e con il dolore, capace di muovere pietà e compassione e non soltanto sferzate di cinico egoismo.
E adesso, Roberto è un angelo in un mare di speranza, che si innalza silenzioso ed attento sul nostro cielo, troppo speso tempestoso ed incapace di ricordare la luce.
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