La città sconfortante
L’Aquila – (di G.Col.) – (Foto: il palo con gli annunci mortuari e il marciapiede sterrato) – Siamo pronti a credere – ci abitua a tutto, anche all’assurdo – alle parole enfatiche di Massimo Cialente in tv nazionale, appena dopo la sua conferma: “Faremo scintille”. Scommettiamo perciò una bottiglia di whisky scozzese di lignaggio alto che entro alcuni mesi (non chiedete quanti…) sarà inaugurato (per la seconda volta, la prima fu elettorale) il mercato ambulante di Piazza d’Armi.
Allora, e per molti anni, il corso aquilano sarà viale Corrado IV e il centro sarà da quelle parti, mentre ferverà la ricostruzione della zona rossa. Non chiedeteci però quanto tempo durerà tutto ciò. Non lo sa nessuno. Neppure la Sibilla Cumana potrebbe azzardare responsi.
Tuttavia, è una realtà alla quale bisogna abituarsi.
E’ per questo che il cronista si fa quattro passi lungo il futuro corso, appunto viale Corrado IV. E impatta contro una città a dir poco scostumata, estranea, malsana. Prima di tutto il traffico: asfissiante. Ma come evitarlo? Neppure le scintille di Cialente potrebbe riuscirci. E’ obbligatorio, infatti, percorrere quella strada che un domani (lontano) sarà ampliata.
Il pedone, come storicamente a L’Aquila, è un corpo estraneo mal sopportato. Il marciapiede infatti è occluso e occupato da decine e decine di auto in sosta, fino a porta Roma. Tutte a metà sul marciapiede. Quindi il pedone non può transitare o lo fa a fatica. Figuratevi un disabile.
Il marciapiede? E’ fangoso, sporco, pieno di fondi terrosi e sassosi sbucati fuori da un’asfaltatura quasi scomparsa, mai ripristinata… No, eccola… ma è a pezzettini. Qualche metro e poi finisce. Roba da matti. Un’aquilanata, una cialentata, come preferite. Peccato che prima delle elezioni quel marciapiede non sia stato rimesso a posto: dev’essere sfuggito ai tecnici del Comune.
Ma il peggio arriva quando il cronista si trova al cospetto di un gigantesco palo grigio di metallo, di quelli della più grande incompiuta d’Abruzzo, la metropolitana. Sostiene il nulla, è inutile, dovrebbe essere abbattuto, ma per il momento … vi si affiggono manifesti mortuari: numerosi, in verticale uno sull’altro. A guardare bene, è una vecchia abitudine, perché il manifesto in vista ne copre altre decine stratificati e incartapecoriti. Qualcuno delle affissioni ha deciso di annunciare i lutti in quel modo. E nessuno, tanto meno i dirigenti, lo ha impedito.
Bel rispetto per i morti, bella pietà per i defunti. Andare avanti? Ma no, al cronista passa la voglia. Meglio risalire in auto e sparire.
L’Aquila è una città sconfortante, perché tale l’hanno ridotta politici e amministratori, prima del terremoto. “Quel” centro, sia pure provvisorio, non sarà mai accettato da nessuno. Meglio passeggiare lungo gli argini del fiume Aterno, oppure lontano dalla città, tra gli alberi scheletriti di San Giuliano che porta le piaghe dell’incendio del 2007, come se fosse avvenuto poche settimane fa.
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