Sindaci, ma di chi?


L’Aquila – (G.Col.) – Non è andata benissimo, anzi: la storia elettorale dell’Abruzzo mette in archivio la consultazione più anomala, scricchiolante e rivoluzionaria del dopoguerra. Ha votato, in qualche caso, meno della metà degli aventi diritto. Ci ritroviamo sindaci legittimamente eletti, sicuro, ma da chi? Da sonore minoranze della popolazione amministrata. Tra astenuti e votanti dell’oppositore (al ballottaggio si arriva in due…), i primi cittadini sono espressione di una parte non preponderante della popolazione.
Può costituire un’autentica innovazione il sindaco di Avezzano, Di Pangrazio, perchè è letteralmente esploso come uomo senza bandiere e senza etichette, votato perchè stimato e voluto da migliaia di persone. Negli altri casi, ha vinto il distacco dalla politica. Ha sicuramente perso ovunque, meno che a San Salvo, il PdL, o il centrodestra in genere, se preferite. Si preoccupi Gianni Chiodi, se ha in mente di ricandidarsi alla guida dell’Abruzzo l’anno venturo.
A L’Aquila i candidati hanno tentato di comperare il consenso spendendo molti soldi in pubblicità elettorale, specie sui siti on line (escluso il nostro), hanno alzato la voce, litigato, dato spettacolo fino all’ultimo giorno. Tenendosi le loro arroganze, non hanno voluto intendere che i soli ad avere ragione erano quelli che parlavano di aquilani stanchi e disgustati. Noi per primi, anche se non solo noi.
La spocchia dei politici, spesso, li porta a reprimere persino le loro personali intelligenze, coprendosi occhi e orecchie per non vedere e non sentire. La gente, invece, che forse noi frequentiamo e sentiamo più di loro, ha emesso un verdetto severo, senza precedenti, batostando politica e partiti, candidati e dirigenti di partito. Ora c’è un sindaco, e tutti lo accettano, anche noi, chinandosi al volere dei cittadini. Ma politica e partiti si trovano di fronte a due compiti ardui: ricostruire la città, ma soprattutto se stessi e la fiducia in istituzioni e forze politiche. Che sia troppo per le loro forze lo pensano in molti. Ma altrettanti sono costretti, giocoforza, anche a sperare. Cos’altro potrebbero fare?


22 Maggio 2012

Categoria : Politica
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