Assedio di Chieti e San Giustino
Chieti – Nell’ambito del MAGGIO TEATINO 2012 con il patrocinio del Comune il Laboratorio Teatrale dell’Associazione “Da Grande Voglio Crescere” presenta “L’ASSEDIO DI CHIETI” ovvero l’origine della festa di San Giustino – Opera teatrale di Fabrizio Domenicucci liberamente tratta dal lavoro storico di Giacomo De Nicola Melilla – La difesa di Chieti dai Saraceni – Sabato 26 – Domenica 27 MAGGIO 2012 ore 21.00
Chieti, Largo Cremonesi (in Centro storico, adiacente alla via Mater Domini) – Ingresso libero fino ad esaurimento dei posti disponibili-
PERSONAGGI E INTERPRETI
Vescovo di Chieti: Gianfranco Cesarone
Giudice di Chieti: Giampiero Torello
Valerio, figlio del Giudice: Fabrizio Paluzzi
Norina, figlia del Giudice: Mariantonietta Ciarciaglini
Compagna Norina: Brunella Di Miero
Cameriera di Norina: Cinzia Di Vincenzo
Servi del Giudice:
Giacomo Domenicucci
Andrea Moca
Gabriele: Raffaele Iammarino
Maria Splendore, Badessa: Raffaella De Thomasis
Maria Augusta Scarcia, Monaca: Tiziana Di Federico
Popolane:
Gemma Chiavaroli
Anna Rita Mastrangelo
Fiorella D’Orazio
Roberta Elia
Delia Boi
Loredana Di Muzio
Franca Panara
Annalisa Di Credico
Solyman Pascià: Marco Di Lillo
Donna musulmana: Antonella De Luca
Soldati musulmani: Sandro Di Muzio e Matteo D’Acchioli
REGIA: Carmela Caiani
(In caso di pioggia lo spettacolo sarà rinviato al 28 e 29 giugno)
Nel secolo IX i Saraceni, impossessatisi delle città marittime del Mar Adriatico, dopo aver conquistato Pescara e distrutto e incendiato campi e casolari circostanti, saccheggiando e rapendo donne e fanciulli, strinsero di crudele assedio la città di Chieti. Il popolo resistette per lungo tempo all’assedio, ma ormai ridotto alla fame e in preda alla disperazione, si spogliò dell’oro, dell’argento e di ogni altro bene prezioso e li affidò al Vescovo affinché li offrisse al capo dei Saraceni, come prezzo del riscatto della città, ma l’offerta fu rifiutata. I Saraceni per togliere l’assedio chiesero altri denari, 50 ragazzi e 50 ragazze, la testa del Conte e del Giudice, minacciando, in caso di rifiuto, di distruggere la città. Il popolo, e soprattutto le donne, scelsero di morire piuttosto che accettare tali condizioni e, rassegnati al loro destino, si ritirarono in preghiera sulla tomba di San Giustino.
Fu la badessa delle Damiane, Maria Splendore che, rivestito il ruolo di condottiera e sostenuta dalle donne, rianimò il popolo e lo incitò alla rivolta. Armi in pugno, col favore di una nebbia prodigiosa e guidati da una candida colomba, i Teatini colsero di sorpresa l’accampamento nemico e fecero strage dei Saraceni al grido di “Viva San Giustino”. Furono aiutati in questa impresa da Valerio, il figlio del Giudice, che con l’inganno era riuscito ad infiltrarsi nell’accampamento saraceno. La fitta nebbia e la colomba furono ritenuti segni del soccorso di San Giustino; pertanto da allora, ogni anno il giorno 11 maggio si festeggia l’eroico valore dei Teatini e si ringrazia il Santo, dichiarato Patrono della città.
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Il Laboratorio Teatrale dell’Associazione “Da Grande Voglio Crescere” ha scelto di rappresentare un episodio della storia della nostra città, perché può essere motivo di orgoglio e, soprattutto, un monito ed un esempio per i Teatini. Così come i Teatini subirono passivamente l’onta della distruzione della città ad opera di Pipino, figlio di Carlo Magno nell’801, ancora oggi la passiva rassegnazione, che spesso ci contraddistingue, ci rende immobili, indifferenti al progressivo deterioramento del tessuto connettivo cittadino, attraverso l’omologazione culturale e la perdita d’identità. Ma successivamente quegli stessi Teatini ebbero la forza e il coraggio di ribellarsi a di sconfiggere i Saraceni.
Lo spettacolo vuole richiamare l’attenzione su questo duplice atteggiamento. Ci sembra, infatti, che così come la scintilla della ribellione nacque proprio all’interno di quella stessa Chiesa che, per sete di potere, aveva portato la città alla rovina, e che furono proprio le donne, da sempre emarginate dalle leve del potere, a guidare la riscossa morale della città, è possibile anche oggi sperare che qualcosa accada e confidare nella saggezza e lungimiranza delle donne, che con coraggio e determinazione perseguono, giorno dopo giorno, la politica dei piccoli passi e nel pensiero divergente di tutti coloro che vivono ai margini della nostra società, ma che proprio per questo riescono a non essere sedotti dalle sue false chimere.
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