Ricostruzione? Figli e figliastri


L’Aquila – In centro, ma non è certo una novità, sono sempre convissuti figli e figliastri, in una città che non è mai stata un modello di vivibilità e progresso sociale. La ricostruzione, benchè non ci sia, crea e pone problemi nuovi sui quali c’è un richiamo a riflettere. Giunge da Giandomenico Cifani, che scrive: “Il sottoscritto cittadino aquilano, Presidente del Consorzio “Piazza IX Martiri 1”, osserva modestamente:
a) nel centro storico di L’Aquila, per gli aggregati privati, stanno partendo i lavori solo per quelli vincolati, doppiamente fortunati: 1° perché hanno il contributo raddoppiato (anche se le ordinanze prevedono che l’aumento sia fino al 100% e non è detto che debba essere comunque del 100%); 2° perché non debbono passare per la “filiera” (e quindi beneficiano di tempi di approvazione dei progetti decisamente più rapidi);
b) per molti altri aggregati del centro storico di L’Aquila, non vincolati o parzialmente vincolati, (compreso quello del sottoscritto e quelli contermini che si sono organizzati autonomamente con un piano di cantierizzazione organico che verrà presentato a breve) i progetti sono praticamente pronti, ma non è possibile sapere: né quale sia il buono-contributo, per cui i progetti non possono essere presentati; né quali possano essere i tempi per la loro approvazione, visto che devono passare per la filiera che, per altro si sta occupando solo degli edifici “E” fuori centro storico; né, tantomeno, se ci saranno o meno eventuali maggiorazioni, come da tutti annunciato ormai da anni, ma che l’OPCM 3996 ha, per ora, clamorosamente smentito;
c) è inoltre assolutamente incomprensibile il fatto che la quota per la riparazione del danno sia separata da quello del miglioramento sismico: tale impostazione (come i progettisti ben comprendono) va tutta a discapito della sicurezza che tutti i cittadini aquilani richiedono: in queste condizioni è molto più facile demolire e ricostruire, con quali conseguenze per il tessuto storico della città è facile intuire.
Ciò premesso è evidente che, pur potendo partire entro quest’anno diversi cantieri nel centro storico della città anche di edifici non vincolati, di fatto ciò è impossibile. Fatto, questo, tanto più grave se si pensa che per l’attuazione dei Piani di Ricostruzione via via in corso di approvazione in questo periodo per Comuni decisamente poco danneggiati, si prospettano tempi dell’ordine di 8-10 anni che, aggiunti ai 37 mesi passati dal 6 aprile 2009, fanno circa 11-13 anni (sempre modestamente faccio notare che in alcuni centri storici ben più danneggiati di quelli cui si è sopra accennato, a seguito del sisma del 1984 nel Parco Nazionale d’Abruzzo, sono stati impiegati solo 3 anni per la totale riparazione di tutti gli aggregati).
Mi permetto anche di far notare che le attuali norme consentono, nelle more dell’approvazione dei Piani di Ricostruzione, di poter avviare interventi nei centri storici qualora ne ricorrano le condizioni e, nel centro storico di L’Aquila, sono molti i casi o le zone in cui tali condizioni ricorrono.
Quanto dovremo aspettare per il centro storico dell’Aquila? 20-25 anni ? Non bisognerà stupirsi, dunque, se moltissimi Aquilani entro pochi mesi abbandoneranno completamente questa città senza futuro”.


19 Maggio 2012

Categoria : Dai Lettori
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