I capoluoghi fratelli in stupidità


I capoluoghi abruzzesi (L’Aquila e Pescara, inutile negarlo, sono due) gareggiano in deficienza istituzionale. A Pescara tiene banco la storia più stupida degli ultimi trenta o quarant’anni, quella del porto ucciso dal mancato dragaggio. Provate a raccontarla ad uno straniero, non capirà, non ci potrebbe mai riuscire. Come convincere qualcuno che da noi un porto canale in una città marinara si deve chiudere, perchè nessuno pulisce i fondali, e non si capisce chi deve farlo, per colpa di chi non è stato fatto? Come far capire che per una storia del genere, nessuno ha pagato niente, nessuno è stato licenziato, nessuno si è dimesso per vergogna (tranne Testa, ma da commissario)?
A L’Aquila, per una quarantina d’anni l’aeroporto è rimasto uno scaletto da volo a vela, senza neppure una strada decente per arrivarci senza graffiarsi con i rovi o calpestare cacche di mucca. Poi hanno scoperto che sotto c’era un pasticcio di dimensioni incredibili, ne sono usciti (malconci), ma ora si scopre che l’eliambulanza lì vicino decolla e atterra, salva le persone e svolazza dove deve, ma non c’è contratto per l’area operativa: nessuno sa niente, nessuno ha pagato, tutto precario, approssimativo, abbozzato.
Non vorremmo usare termini forti, ma solo uno: la stupidità affratella i due capoluoghi. La situazione è grave, ma non seria, come disse un grande conoscitore dell’Italia e degli italiani. Tanti anni fa. Cosa direbbe oggi?



14 Maggio 2012

Gianfranco Colacito  -  Direttore InAbruzzo.com - giancolacito@yahoo.it

Categoria : Editoriale
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