Non ci resta che ballottare
L’Aquila – (di G.Col.) – Ultima settimana, poi gli ultimi cinque sindaci abruzzesi finiti nel ballottaggio riveleranno i loro volti. Sono quelli dell’Aquila, Avezzano, Montesilvano, Ortona, San Salvo. Le prme tre città non trascurabili dal punto di vista demografico: 72.000 abitanti il capoluogo, poco meno di 50.000 Avezzano, poco più di 50.000 Montesilvano, che è in Abruzzo la quinta città . Cinque sindaconi, quindi.
Cosa suggerisce questa campagna elettorale ormai agli sgoccioli?
LITIGIOSI – Prima di tutto, che gli apparentamenti scritti e firmati sono pochi. Vi sarebbero accordi, cioè patti a parole, tra forze politiche. Esile quello più importante, tra PdL e De Matteis a L’Aquila, saltato quello tra Cialente e il piccolo FLI di Verini. Spesso imbronciati e scontenti i gruppi delle liste civiche. Il pasticcio politico è spesso indistinto e indecifrabile: gli elettori faranno, domenica, ciò che riterranno opportuno, compresa la fetta che sceglierà di non votare.
DONNE – Prima di tutto, che la politica – di tutti i colori, se colori ancora vi sono in politica – ha tradito le promesse ed è affondata nelle chiacchiere, in quanto le donne in competizione sono la strettissima minoranza. Esattamente come venti. trenta, quarant’anni fa. In tanto tempo, non si è fatto un passo avanti. Politica bugiarda e trasudante ipocrisia, abbarbicata a se stessa e ai propri metodi e schemi.
VOLTI NUOVI – Colpiti e affondati, ma non solo dalle scelte politiche. Anche dagli elettori. Unico caso di vera svolta, Avezzano, dove un candidato senza ideologie e reticolati, Giovanni Di Pangrazio, ha mietuto a piene mani. Ha davvero superato gli schemi e i partiti, portando a casa un ragguardevole 45% al primo turno. Ma è un caso senza cloni.
Altrove, il nuovo è stato bocciato anche dall’elettorato, i non politici hanno avuto la fiducia di parecchi, ma con un un bottino insufficiente. Gli esponenti del sistema hanno conquistato il ballottaggio. Il PdL è finito in pezzi, per colpa sua e non degli elettori. I giochi si faranno rimestando nel pentolone politico, che spesso ha nomi di fantasia, come nelle civiche, ma idee di routine.
L’ASTENSIONE – Era un incubo per tutti, si è rivelata una febbre alta ma tollerabile. Un po’ di tachipirina… Fisiologica. Comunque, specie a L’Aquila, assolutamente inferiore a quella che si paventava come reazione di una città delusa. Niente grazie a Berlusconi e a Letta, caso mai un ritorno al passato che – evidentemente – è ritenuto il male minore. Unicuique suum.
I GIOVANI – Non cambiano nulla, non incidono. Abulici e disinformati, intristiti da precariato e montanti incertezze, atterriti dall’incubo di non potersi più pagare i sabati da sballo, esprimono qua e là solo qualche politico o aspirante politico, che impiega poco a imparare i sistemi e i metodi degli anziani. E diventa crescendo come loro, spesso anche peggiore non avendo basi culturali e conoscenze sufficienti a crearsi opinioni. Si tuffa nella corrente e qualche volta resta a galla. Virgulti che, sviluppatisi, saranno fotocopie dei vecchi alberi.
Ecco come marciamo a ranghi compatti verso il ballottaggio. Pronti a rientrare nella routine, aspettando di poter almeno campare. Di questi tempi, non c’è da illudersi che possa accadere molto di più.
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