Le categorie, gli intellettuali: “Un domani migliore” si augura Gianfranco Giustizieri


piazza-duomo-ag-09-patrizia-tocciL’Aquila – Il nostro sito ospita da settimane interventi e contributi delle varie categorie che compongono il tessuto sociale, il cuore e la mente dell’Aquila. Ci è giunto il contributo di un intellettuale, lo studioso e scrittore Gianfranco Giustizieri.
“Ormai sono trascorsi quattro mesi dal tragico sisma che ha abbattuto L’ Aquila ed ognuno di noi è alla ricerca, con fatica, di una nuova identità che possa ricollocare il proprio percorso individuale con la storia presente e futura di una città da ricostruire.
Le vite spezzate, il dolore angosciante, le macerie che ci circondano ed una terra che continua a tremare fanno ancora parte del nostro quotidiano ed è difficile, molto difficile, alzare gli occhi per cercare di scrutare orizzonti più sereni, più o meno lontani. Purtuttavia è necessario guardare avanti, non abbandonarsi ad una rassegnazione del “tutto è perduto”, nel rispetto della nostra storia, dei nostri giovani e delle generazioni future. L’Aquila deve rinascere, il suo centro storico, cuore della città, pulsare di nuovo ma forse con un battito più disteso e meno affannato che possa rispondere alla vocazione culturale, turistica e religiosa da sempre riconosciuta ma mai veramente perseguita, senza i traumi delle cose impossibili come la ormai cancellata metropolitana di superficie ci ricorda.
Quindi alcune riflessioni sono d’obbligo per cercare di capire se le strade che s’intravedono ed il prolificare dei Convegni riescono a dare le giuste risposte per un nuovo futuro.
Credo che sia necessario non dimenticare ciò che L’Aquila era nei suoi pregi e nei suoi difetti per avviare un’opera di ricostruzione che faccia tesoro delle esperienze passate, dei tragici errori, disattenzioni e violazioni delle regole che sono, in parte, corresponsabili della caduta in un baratro senza fine. Le domande sono mille ed ogni risposta suggerisce un indirizzo futuro. Come è stato possibile costruire su terreni di risulta (Via Campo di Fossa, Piazzale Paoli…)? Perchè i fantomatici piani regolatori non hanno tenuto conto di ciò che le conoscenze geologiche avevano individuato (Pettino…)? Perchè alcuni risultati di indagini conoscitive e di prevenzione sismica sono stati completamente ignorati e tenuti occultati o dimenticati in cassetti più o meno importanti? Perchè alcune scuole di cui era ampiamente conosciuta l’inadeguatezza strutturale funzionavano regolarmente? Perchè palazzi di immediato e necessario riferimento sociale (e non mi riferisco ai palazzi datati dal tempo, dalle architetture, dalla loro storia) sono venuti giù come castelli di carta ( parte dell’ospedale, il tribunale…)? E’ ovvio che la politica, ma non solo, ha permesso devianze altrimenti non consentite e la mancanza di un vero progetto di sviluppo per la città ha lasciato spazi enormi per l’improvvisazione, l’idea brillante e del momento secondo il turno politico, la voglia di un’impronta personalistica da lasciare a futura memoria.
Allora è il momento giusto per ripensare il passato e correggere o cambiare i percorsi a vantaggio di un vero progetto per L’Aquila.
Mi sembra corretto il richiamo fatto in questo periodo del valore della città territorio, dell’Aquila e del suo contado. Infatti ho l’impressione che le nostre comunità, da Onna a San Gregorio, da Paganica a Roio… rendano al meglio la volontà e la tenacia di proseguire il percorso di vita coeso alla storia ed ai valori che la terra esprime. Ciò significa, in poche parole, aderire alla propria storia, alla propria vocazione di vita. Possono i nuovi villaggi di legno, dare una prima momentanea risposta a questa esigenza oltre al necessario ed immediato rifugio, di essere il primo indicatore di una voglia di “essere insieme” e di non disperdersi con altre storie ed altri passati? Credo di sì. Le nuove CASE, possono in futuro, assolto il compito per cui vengono edificate, avere un altro ruolo in termini di vocazione culturale e turistica? Credo ancora di sì ed immagino uno sviluppo di albergo diffuso e di residenza studentesca che attenui la vergogna di tanti ricordi (morti annunciate, soffitte affittate).
Ancora un centro città, dove i palazzi sacrificati o che si debbono sacrificare lascino lo spazio ad ampie zone di verde, con nuove strutture ricreative e culturali, dove l’artigianato e la fantasia imprenditoriale giovanile possano dare il meglio di sè. Oltre naturalmente il salvataggio ed il recupero immediato e necessario della nostra storia, testimoniato dal nostro patrimonio artistico, monumentale e religioso. Se il terremoto qualcosa ci ha insegnato, è la consapevolezza di ciò che avevamo nella sua interezza, di ciò che abbiamo irrimediabilmente perduto, della necessità di un domani che riproponga al mondo L’Aquila, non città terremotata che attira i turisti, ma scrigno d’arte e di storia conosciuta nel mondo.
Credo che a questo si debba lavorare, urbanisti, architetti, gente di cultura e tutti noi, cittadini di una città che non vuole morire”. (Nella foto di Patrizia Tocci, Piazza Duomo)


13 Agosto 2009

Categoria : Cultura
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