Alcuni episodi sul Borsacchio
Roseto – Scrive Franco Sbrolla: “La Riserva naturale Borsacchio e la legge Rabbuffo-Ruffini-Venturoni.
Colgo anzitutto l’occasione per ringraziare i cinque consiglieri regionali (Maurizio Acerbo, Walter Caporale, Franco Caramanico, Cesare D’Alessandro e Antonio Saia) che l’8 maggio si sono battuti, fino a notte fonda, per salvare la Riserva naturale Borsacchio dalle mire speculative della Consorteria degli Affari, già condannata dal Tribunale di Teramo con sentenza del 24/01/2012.
Agli altri 26 consiglieri, che hanno votato a favore della riperimetrazione, pur non conoscendo la storia dell’area protetta, voglio raccontare alcuni episodi documentati.
Dopo la legge istitutiva della Riserva, n.6 dell’8 febbraio 2005, e quella correttiva, n.11 del 3 maggio 2006, venne approvata la legge n. 27 del 9 agosto 2006, dove fu inserito, surrettiziamente, un emendamento ad personam firmato da Antonio Boschetti, assessore del Pd, e Camillo Cesarone, capogruppo regionale del medesimo partito.
In conseguenza della variazione apportata, che rimandava ad una nuova perimetrazione l’efficacia della legge istitutiva, sono state realizzate diverse opere non compatibili all’interno della zona di integrale conservazione del luogo e del biotipo, già vincolata con i D.ti Min.li del 1963 e del 1969.
Il 20 novembre 2010, Boschetti e Cesarone, coinvolti nella Sanitopoli abruzzese, sono stati rinviati a giudizio, e il 29 aprile 2011 è iniziato il processo presso il Tribunale di Pescara.
Successivamente, il consigliere regionale Berardo Rabbuffo, politico “ballerino” in quanto, eletto nel listino di Gianni Chiodi, e passato poi dal Pdl a Fli, al Polo per l’Abruzzo e di nuovo a Fli, ha presentato la proposta di legge n. 78/2009 per riperimetrare la Riserva Borsacchio, trasformandola in una specie di Orto Botanico e lasciando tutto il resto nelle mani della speculazione edilizia.
Occorre però riconoscere che l’architetto Rabbuffo aveva la professionalità e competenza per rendere fruibile a tutti i cittadini l’area protetta.
Infatti, fino al 16 febbraio 2006, quando era vicesindaco di Teramo e responsabile della discarica comunale, aveva continuato a rassicurare i teramani affermando che la discarica La Torre non sarebbe mai crollata. Questa crollò invece il giorno dopo, venerdì 17 febbraio, riversando 450.000 mc. di rifiuti nel laghetto sottostante, mentre i liquami, incanalandosi nei fossi, finirono nel fiume Vomano che sbocca proprio a Roseto.
Il 24 febbraio 2009, Berardo Rabbuffo è stato rinviato a giudizio per reati che vanno dal crollo colposo alla deturpazione delle bellezze naturali.
Nello stesso processo, tuttora in corso, sono imputati, a vario titolo, il Governatore dell’Abruzzo, Gianni Chiodi, allora Sindaco di Teramo, e Claudio Ruffini, all’epoca Presidente della Provincia.
E’ stato poi Lanfranco Venturoni, capogruppo regionale del Pdl, a presentare il progetto di legge n. 272/2011, molto conciso e molto espressivo: “Art. 1 (abrogazione art. 69 L.R. n. 6/2005)”.
Guarda caso, il giorno dopo, 15 aprile 2011, la Procura della Repubblica di Pescara ha chiesto il suo rinvio a giudizio, in quanto coinvolto nella Rifiutopoli d’Abruzzo quando era assessore regionale alla Sanità. Il 31 maggio p.v. il GUP del Tribunale di Pescara renderà note le sue decisioni.
Il 10 maggio 2011, un altro progetto di riperimetrazione venne presentato alla II Commissione regionale. Firmatari i 6 consiglieri del Pd: D’Alessandro, Ruffini, Di Luca, D’Amico, Di Pangrazio e Sclocco.
Comprendo perfettamente che il giorno successivo alla batosta elettorale del 6 e 7 maggio u.s., i consiglieri regionali volessero riaffermare il loro potere, ma, prendersela con la nostra area protetta, rea di aver solo respinto gli appetiti di alcuni speculatori, è sembrata una reazione del tutto ingiustificata.
Nel contempo, la soddisfazione condivisa dal sindaco di Roseto Enio Pavone, liberalsocialista di centrodestra, e dal sindaco di Giulianova Francesco Mastromauro del Pd, entrambi in concorso per l’assegnazione del Premio Attila, mi ha fatto tornare in mente le parole del grande giornalista e scrittore Enzo Siciliano, che stigmatizzavano la distruzione delle coste d’Abruzzo: “Vi ricordate Mani sulla città di Francesco Rosi? In cassetta si trova facilmente, vale la pena ripassarselo”.
L’approvazione della legge Rabbuffo-Ruffini-Venturoni è stata l’ennesima dimostrazione che, come ha scritto il filosofo Dario Antiseri, “le bandiere dei grandi principi si sono trasformate in involucri di prebende o di interessi inconfessabili”. E l’antipolitica sommergerà, fra non molto, l’attuale politica.
Dall’8 maggio in poi, dovrà preoccuparsi anche il Governatore Gianni Chiodi, che avendo alzato più di 100 volte il braccio per bocciare gli emendamenti presentati dai cinque consiglieri dell’opposizione, non potrà continuare a rappresentare degnamente la nostra Regione Abruzzo, che tuttora, nel sito web istituzionale, così si esprime: “… la riserva del Borsacchio è ancora un giardino fiorito da scoprire lentamente, ultimo traguardo di natura incontaminata in grado di resistere al triste fenomeno dell’avanzata incontrollata e scellerata del cemento che ha devastato la maggior parte del litorale adriatico”.
Non c'è ancora nessun commento.