Dopo Testa, si dimettano gli altri
Guerino Testa ha sopportato fin troppo un ruolo – quello di commissario per il porto canale di Pescara – vuoto, privo di poteri reali. Lo hanno mandato allo sbaraglio, come i guerrieri delle prime file negli scontri tra eserciti antichi. Destinati a essere infilzati. O a fuggire. Testa ci ha provato, ce l’ha messa tutta e – conferma oggi – non ci ha guadagnato un euro. Anzi, ora pagherà anche un prezzo politico, perchè la gente fa di tutta l’erba un fascio e incolpa tutti, alla rinfusa. Certo, bisogna comprendere la rabbia di Pescara (che è di tutto l’Abruzzo) per la vicenda del mancato dragaggio. Una storia che non ha precedenti, una prova abbagliante dell’inettitudine politica, amministrativa e burocratica di questo povero paese in cui è impossibile persino fare l’ordinario. Semplicemente, non ci si riesce. Il normale diventa impossibile. E una città un tempo marinara finisce in pezzi. Una regione perde la faccia. Un milione e 200.000 abruzzesi diventano, agli occhi di tutti, una congrega di pagliacci farfuglianti. Umiliano e offendono la loro più grande e rigogliosa città , sorta 2000 anni fa proprio in riva al porto canale naturale del fiume.
Testa si è dimesso. Ora lo facciano tutti gli altri, a cominciare dal sindaco di Pescara, dalla giunta, dalle altre cariche politiche. Una ritirata corale da incarichi e prebende, un grido che persino la sorda e impastata casta romana non potrà ignorare. La storia del dragaggio mancato è di quelle che sporcano le lenzuola, ma anche il materasso e il coprimaterasso. Vergogniamocene tutti insieme, ma comincino le autorità a farlo. Una volta tanto, fuori gli attributi.
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