Fuori dalla morta gora
Vasto – (di Giuseppe Tagliente, consigliere regionale PdL, foto) – Probabilmente il presidente Chiodi riterrà, come ha sempre fatto, di non prendere in nessuna considerazione questa mia ennesima esternazione, ma, sia detto con estrema franchezza, me ne frego e continuo a pungolarlo come mi detta il mio senso di senso di appartenenza e l’amore che sento forte nei confronti di questa nostra regione.
Parto stavolta dall’analisi del voto di domenica scorsa in Abruzzo per fare alcune succinte analisi e per suggerire alcune proposte. Le riflessioni sui risultati elettorali sono “in pillole”le seguenti:
- Il Pdl è crollato un po’ dappertutto. C’è anche San Salvo, che ha dato un risultato soddisfacente al primo turno ( e speriamo lo dia anche al secondo turno), ma non deve essere sottaciuto che il successo delle liste di centrodestra in quel contesto è la risultante della frammentazione del voto a sinistra, cioè l’effetto di dinamiche che hanno fortemente penalizzato proprio il Pdl, a cominciare dall’Aquila ed Ortona. Cercare di minimizzare non aiuta, così come risulta fuorviante pensare che San Salvo possa rappresentare il Ridotto della Valtellina, come qualcuno ha dichiarato, perché conosciamo la storia e sappiamo come è andata a finire. In sintesi: l’elettorato moderato non si è riconosciuto più nel Pdl.
• Il Pd è andato sotto le aspettative. Non ha beneficiato insomma del calo del Pdl e della protesta che si tocca con mano tra la gente, ma si è tutt’al più avvalso in termini di risultato delle alleanze che è riuscito a stringere con i partiti dell’estrema sinistra e di strategie di camuffamento con liste civiche. In sintesi: l’elettorato di sinistra non crede nella sua classe dirigente.
- Il Terzo Polo non ha intercettato il voto di riflusso dal Pdl ed ha fallito al primo appuntamento elettorale al quale si è presentato.
- L’Italia dei Valori e di Sinistra e Libertà riportano risultati assolutamente deludenti.
- Si afferma il partito della protesta, nelle forme del Movimento di Beppe Grillo e dell’astensionismo, che solitamente è piuttosto contenuto nelle tornate amministrative.
In conclusione, nessun partito o movimento può onestamente dire di aver vinto e la constatazione amara che arriva alla fine di questo ragionamento è che a perdere sia stato ancora una volta l’Abruzzo. Le proposte, che mi sento di fare a questo punto, al centro destra ed a Chiodi in primo luogo, muovono dalla considerazione che sia assolutamente necessario in questo momento individuare una strategia di reazione al pericoloso fenomeno di frammentazione politica evidenziata dal voto,che mette a dura prova la tenuta della maggioranza come della stessa opposizione, alimenta la conflittualità dentro le istituzioni, la confusione, l’ingovernabilità, anche a fronte delle difficili condizioni economiche. Eccole:
- Dichiarare la disponibilità piena ad aprire un confronto con le opposizioni ( cioè con tutti i partiti di opposizione) per la individuazione di un programma minimo (ma essenziale) di fine legislatura, cioè di un percorso che porti a licenziare prima del 2013 alcuni provvedimenti importanti per la vita economica e sociale dell’Abruzzo, primo tra tutti il contenimento della spesa a fronte di un riordino di tutto l’apparato politico e burocratico regionale e l’impiego immediato dei Fondi Fas per la realizzazione di pochi ma grandi progetti strategici di sviluppo;
- Avviare un processo di rimpasto dell’esecutivo non escludendo aprioristicamente la prospettiva di rendere più funzionale e partecipato il confronto con le minoranze
- Ipotizzare l’allargamento della rappresentanza istituzionale alle stesse minoranze, come elemento qualificante di garanzia degli impegni assunti in comune,
- Istituire un organismo di lavoro allargato a sindacati, forze sociali ed economiche, università, comuni, giovani, cui affidare funzioni di consultazione e monitoraggio dell’azione di governo.
Mi fermo qui, sperando di aver lanciato almeno un sasso in piccionaia che possa sottrarre la politica regionale dalla “morta gora” (o da discussioni fini a se stesse come quella sul Borsacchio) in cui è da tempo precipitata.
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