Riprendiamoci la città ed il nostro futuro


In autunno dobbiamo dimostrare a tutto il mondo che gli aquilani non sono un popolo bue e dobbiamo riversarci in migliaia lo stesso giorno, tutti insieme, a manifestare in un unico posto, che potrebbe essere Piazza D’Armi, la nostra volontà di riprendere la città dell’Aquila e di gestire con trasparenza ma al tempo stesso con efficacia il nostro futuro sociale, economico e culturale.

Lo dobbiamo a chi non c’è più, a noi stessi ed alle prossime generazioni che verranno.

Per fare questo è necessario scrivere una nuova pagina importante della storia della città. Serve uno slancio vitale, dobbiamo dimostrare di esistere e di essere liberi di manifestare la nostra insoddisfazione per i seguenti e per tutti gli altri motivi che ognuno di noi deve scrivere su un foglio di carta e portarlo all’attenzione del mondo:
1) Perché non crediamo alla scusa della fatalità e riteniamo che la gestione dell’informazione da parte degli enti nazionali preposti e l’incompetenza degli amministratori locali siano state le cause della morte di molte persone nel terremoto del 6 aprile (i permessi a costruire su terreni non idonei, gli studi sismici di Abruzzo Engineering Spa insabbiati e messi nel cassetto, la prevenzione nelle scuole della città inesistente, le comunicazioni fuorvianti ai cittadini, le speculazioni edilizie, le assunzioni negli enti pubblici telecomandate per gli amici ed i parenti, l’ambiente mediatico e politico avvelenato da querele e minacce per alcune previsioni allarmistiche, gli inviti a stare tranquilli, le tende non montate dopo mesi di scosse, l’occupazione con delle bancarelle pasquali di piazze cittadine destinate alla raccolta della popolazione in caso di eventi sismici, la non evacuazione di zone antiche e pericolose della città, la mancata chiusura delle scuole di ogni ordine e grado per le vacanze anticipate di pasqua, la mancanza di forze dell’esercito e di pompieri in servizio pronti ad intervenire, la mancanza di mezzi pesanti utili a rimuovere i grandi manufatti crollati, lo sperpero di denaro pubblico da parte della Protezione Civile regionale);
2) Perché le istituzioni ed i loro rappresentanti non hanno ritenuto opportuno scusarsi per non aver fatto abbastanza nella fase preventiva e hanno sfruttato l’evento mediatico mondiale immediatamente successivo al sisma per cercare di migliorare la propria posizione politica o la propria poltrona;
3) Perché le vittime del terremoto sono state già dimenticate e non vengono citate neanche a distanza di alcuni mesi perché sono un fardello per gli attuali amministratori e responsabili della sicurezza del territorio;
4) Perché le teste pensanti che hanno gestito la prevenzione sono le stesse che ora gestiscono la ricostruzione a livello statale e locale. A nulla sono serviti gli appelli a non distruggere la città una seconda volta con la burocrazia e con la poca trasparenza nella gestione dei fondi;
5) Perché si sono dati le medaglie e le medagliette a vicenda mentre c’erano ancora persone dentro le tende sotto la pioggia, prima al freddo e poi al caldo;
6) Perché chi ha scelto l’autonoma sistemazione ha dovuto elemosinare i 100 euro mensili davanti le telecamere per farsi riconoscere il pagamento degli stessi da parte del Comune dell’Aquila dopo 4 mesi dal sisma;
7) Perché a più di un mese dalla consegna dei modelli utili all’assegnazione delle C.A.S.E. ancora non ci danno una risposta sul punteggio e sui criteri che verranno adottati per l’assegnazione delle stesse;
8) Perché ci invitano ad iscrivere i figli a scuola nella città dell’Aquila senza dirci se ed a quanti chilometri ci assegneranno delle case;
9) Perché a 5 mesi dal sisma l’attuale Giunta Comunale ancora non è stata capace di formulare un piano di sviluppo del territorio della città dell’Aquila e di portarlo al vaglio del consiglio comunale per farselo approvare e poi successivamente mediare con il governo per la sua attuazione;
10) Perché non abbiamo capito niente di quello che è stato scritto nelle varie ordinanze per la ricostruzione con tutti gli allegati interpretativi formulati successivamente. E’ una vergogna e veramente indecente che un paese che si dichiara sviluppato affidi la comunicazione ed il futuro dei cittadini ai soliti traffichini ai quali il cittadino deve raccomandarsi per sentirsi poi in debito di un voto. La tecnologia è vista con sospetto ed i budget per la comunicazione non si sa per cosa vengono spesi;
11) Perché non ritengo giusto che le uniche imprese che hanno beneficiato dei contributi (centinaia di milioni di Euro) previsti dal primo decreto sul terremoto siano quelle con i contratti di programma già in essere e con sede legale nelle altre città abruzzesi mentre nella città dell’Aquila sono tutti in cassa integrazione e le aziende che cercano un lotto per insediarsi vengono pregate di allontanarsi;
12) Perché ci stanno facendo pagare l’Iva sulla ricostruzione delle case distrutte dal terremoto senza neanche uno sgravio rispetto all’iva pagata in altre zone d’Italia;
13) Perché non riteniamo giusto che ancora non ci sono delle indicazioni sul perimetro, sui tempi e sui vantaggi della zona franca. Sulla questione è sceso il silenzio più assoluto anche in virtù delle prossime elezioni provinciali. Chi è quel politico di spessore capace di dire che la zona franca deve esserci solo nella città dell’Aquila (territorio) che è la sola città abruzzese che realmente ha subito i danni fisici, economici e sociali (oltre che la burocrazia) del terremoto? Chi convince i cittadini delle altre città che per loro devono essere attivate altre misure regionali e statali per il fatto di confinare con i territori martoriati della città dell’Aquila? Ormai a pochi giorni dalle elezioni non penso che ci siano speranze in tal senso ma solo il silenzio;
14) Perché a breve dovranno essere pagati i mutui sulle abitazioni distrutte dal terremoto improduttive di reddito mentre gli amministratori ancora non riescono a partorire le linee guida per la ricostruzione del centro storico, zona rossa;
15) Perché nessun cambiamento è possibile se non si cambia radicalmente metodo nella gestione del territorio dell’Aquila e quindi se l’attuale classe dirigente non viene messe integralmente alla porta. Piangere, promettere e arroccarsi nel silenzio sulle poltrone senza farsi dare un nuovo mandato dal popolo è deplorevole e poco nobile dopo quello che è successo;
16) Perché se non ci uniamo e non ci organizziamo condanniamo la nostra città ed il nostro futuro alla sudditanza ed alla servitù verso le prepotenze e gli opportunisti senza scrupoli.

Divisi siamo il popolo bue, uniti siamo una città che vuole tornare a vivere con regole civili nel contesto europeo.

Scrivete il vostro perché e condividiamolo. Se ci sono migliaia di perché e persone vive le cose cambieranno immediatamente e non possono che cambiare in meglio visto come sono andate le cose fino ad oggi. Non facciamoci dividere, limitare e bloccare dai muri dei partiti politici. Rompiamoli e portiamoli tutti a manifestare la volontà di risorgere di un’unica città. 70.000 abitanti di cui solo 1000 soddisfatti di come vanno le cose. Questa è la mia email per condividere il vostro perché e la vostra volontà di cambiamento: pierpaolo.visione@tiscali.it . Coraggio e speranza.



06 Settembre 2009

Pier Paolo Visione  -  Dottore Commercialista e Revisore legale in L’Aquila

Categoria : Editoriale
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