Aquilani popolo bue?
Prendiamo atto che gli Aquilani rivendicano una parte attiva per la ricostruzione della città, ma che non sono in grado di elaborare delle linee strategiche di sviluppo entro il quale inserire gli interventi per la ricostruzione quantomeno da sottoporre alle autorità centrali. Almeno in questo caso potremmo discutere su qualche proposta e potremmo mettere a confronto ipotesi di sviluppo alternative. Potremmo anche affermare che c’è una volontà politica ostativa che impedisce di realizzare piani di sviluppo locali, insomma avremmo ragione di lamentarci. Purtroppo invece prendiamo atto che la classe politica (tutta) non ha neppure compreso che qui la questione non è e solo tecnico organizzativa legata alla ricostruzione delle abitazioni danneggiate, ma più ampia, ovvero quella di progettare il futuro e impostare le linee di sviluppo dell’intero tessuto economico-sociale locale per i prossimi 50 anni. Nessun proposta “politica” seria per lo sviluppo futuro del centro storico e zone terremotate, non parliamo poi di quelle operative riguardanti la messa in sicurezza o la ricostruzione del centro storico che procede con una lentezza esasperante. Negli unici atti concreti: oltre a fatti contingenti di ordinaria amministrazione legati all’emergenza, si registra la nomina di un assessore ad hoc, l’appalto delle messe in sicurezza e in quello dello smaltimento delle macerie, non mi pare di aver dimenticato qualche altro fatto significativo se non le tante polemiche, spesso su fatti gravi, ma marginali nel contesto. Emerge purtroppo non solo un’incapacità di analisi propria del politico, ma una colpevole indecisionalità che non può essere seriamente attribuita ad altri. Questa colpevole indecisionalità, vista dall’esterno, potrebbe fare classificare gli aquilani come il solito popolo bue che sa solo lamentarsi senza darsi da fare per risolvere i problemi, almeno quelli che sono alla sua portata. Sarebbe un pericoloso “tarlo” che se ripreso dai media potrebbe avvallare una immagine difficile poi da togliersi di dosso e che poi, non risponde neppure alla verità, almeno per quello che conosco io degli Abruzzesi e degli aquilani in particolare. Dall’altra parte il decisionismo di Berlusconi che, indifferente a ogni critica, costruisce e fa. A dicembre avremo e nuove case per gli sfollati,mentre il centro storico probabilmente sarà ancora nel limbo delle polemiche, delle discussioni sterili e delle cose fare. E’ urgente elaborare un piano strategico di sviluppo per le zone terremotate che in una visione prospettica indirizzi coerentemente alle sue finalità le ingenti risorse da spendere per la ricostruzione. È urgente che i Politici della città mettano da parte critiche e polemiche che sono marginali nel contesto generale che impegna investimenti per 8 miliardi di euro. È necessario che i politici abbiano l’umiltà e l’intelligenza di portare a sintesi quanto emerso dai confronti con le forze più colte della regione per mettere a punto le linee di sviluppo praticabili per il futuro delle zone amministrate e ne verifichino la fattibilità magari circondandosi di esperti e tecnici qualificati. Ogni giorno è prezioso. Spero di avere torto, perché se così non fosse, vorrebbe dire che la visone politica di un semplice lettore è più ampia di quella dei politici locali. Sarebbe paradossale. Se così fosse, bene farebbero gli Italiani a pensare che i politici delle zone terremotate sanno solo lamentarsi senza fare proposte concrete o attivarsi risolutamente per risolvere da soli almeno i problemi che sono alla loro portata.
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