Elezioni: quella inutile, grande Luna
Riflessioni nel cuore della notte del voto, a giochi non ancora fatti ma intuibili ormai. Astensione forte, risultati esitanti e non energici: ballottaggio nei centri maggiori, tranne Spoltore. Maggiori nel senso che superano i 15.000 abitanti, e quindi rimandano al secondo turno se nessuno dei concorrenti supera il 50% più uno dei consensi. Andamento più deciso e grintoso solo ad Avezzano, con Giovanni Di Pangrazio, un personaggio di sicura svolta per la città marsicana.
In un grande centro, e specialmente a L’Aquila, intascare il 50% più uno sarebbe stato davvero un segno di cambiamento deciso e “macho”, specie per il sindaco uscente. Invece, risultati mosci per i grandi, sorprendenti per alcuni “minori” come Vittorini, Di Cesare, Mancini. Briciole per gli altri. La città non ha saputo nè punire drasticamente disertando massiccia le urne (astensione sì, ma nella media o giù di lì), nè idolatrare qualcuno, portando sul pretorio massimo della collettività un personaggio stimato. Non c’è stata svolta, non c’è stata energia. L’Aquila terremotata e defedata ha risposto come ormai risponde sempre: con sfiducia, tristezza, quasi rassegnazione.
La risposta peggiore che potesse dare, non perchè non sia stata capace di fare di meglio, ma perchè è davvero ai minimi termini di una disavventura drammatica che ha il sapore marcescente del declino profondo. Peccato, un colpo di reni avrebbe forse ridato sprint anche a chi non ne ha più da tempo. Si andrà al ballottaggio, tra conventicole e accordi, fratellanze improvvisate e affarismi cuciti in fretta e furia già da stasera. Come sempre è stato, solo che stavolta nel “sempre” c’è la ferita straziante del 2009, lo squarcio nelle vite e delle anime che si è palesato anche alle elezioni che si stanno concludendo, sotto una Luna piena grandissima, al perigeo: segnale dal cielo, inascoltato.
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