Un sano calcione nel sedere…
Gli albergatori aquilani, ormai con l’acqua alla gola, portano la bandiera della protesta: o ci pagate per l’ospitalità ai terremotati, o non votiamo. Gridano, come hanno gridato costruttori, imprenditori, ditte, gente che aspetta il dovuto da mesi e mesi. Gli imprenditori non minacciano di non votare: sono più diplomatici. Ma si sa che anche alcune grandi aziende aquilane sono nei guai e potrebbero licenziare. Una, in particolare, sarebbe in credito per decine e decine di milioni.
Oggi, 2 maggio, alla protesta degli albergatori, c’è stata una pioggia di annunci: soldi di qua, soldi di là , sollecitazioni, pressioni, istanze da parte di autorità regionali e comunali, tutte affannate a far sapere che pagheranno, che stanno facendo di tutto, che per carità , loro ci tengono, sono anzi preoccupate…
Chi assiste incredulo a storie di questo tipo, ormai da tre anni, si domanda: possibile che i meccanismi istituzionali siano tanto arrugginiti, impastati di inefficienza, inerti? Possibile che la politica sia tanto sciocca da non pagare il dovuto, neppure quando si avvicinano le elezioni? Sì, possibile. L’imperativo categorico, in questo paese indifferente a drammi, esigenze della gente, situazioni di emergenza e spesso di dolore, è sempre e solo uno: non fare. Non rispettare i tempi, i doveri, le scadenze. Costringere all’umiliazione, alla mano tesa, alla raccomandazione dove “conosci qualcuno”. Un’eterna violenza ai diritti, alla giustezza, ai doveri, alla civiltà sociale. Il peggiore ritratto di un paese che, di anno in anno, va sempre peggio, inesorabilmente peggio. Unico caso al mondo, forse. Sforziamoci tutti di cambiare, di sputtanare chi lo merita, di rimanere vigili e di gridare che è ora di finirla. Sconfiggiamo le malattie italiane, amputiamo se c’è da farlo. Più semplicemente, prendiamo a calci nel culo i tantissimi che non meritano altro.
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